Conte: «Non andrò da Juncker col cappello in mano. Io populista? Un complimento»

11 Dic 2018 12:55 - di Alessandra Danieli

«Occorre superare un rigorismo miope che pretende di combattere un’instabilità con misure che finiscono per favorirla. L’Europa deve perseguire un rapporto equilibrato tra riduzione e condivisione del rischio», così Giuseppe Conte a Montecitorio in vista del Consiglio europeo del 13-14 dicembre. In quella sede – spiega il premeir – «si dovrà tenere in considerazione l’orizzonte politico di un’Europa in rapida evoluzione, dove è sempre più chiara esigenza dei cittadini di poter contare su istituzioni sempre più attente all’equità. Per questo puntiamo a una Europa più equa e più sicura». Poi torna a spiegare lo spirito della manovra sullo sfondo delle nuove tensioni interne al governo.

Conte da Juncker con le idee chiare

«La manovra – insiste Conte – è concepita considerando bene la realtà economica del Paese, nella consapevolezza di rispettare i vincoli derivanti dall’appartenenza all’Europa, ma non possiamo limitarci a considerare solo i dati contabili». Nell’incontro di mercoledì a Bruxelles con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker «non andrò con un libro dei sogni, ma presenterò uno spettro completo del progetto riformatore dell’esecutivo. E con il supporto di un approfondito lavoro istruttorio che ho personalmente e direttamente coordinato mi confronterò sui numeri, nella consapevolezza di essere in possesso dei dati macroeconomici per dimostrare che la manovra economica del governo è stata concepita conoscendo bene la realtà economica italiana ed è stata strutturata nei suoi contenuti per rispondere alle esigenze del Paese, certamente all’interno del perimetro tracciato dalle regole e dai vincoli di finanza pubblica che derivano dall’adesione all’Unione europea e all’appartenenza alla zona euro». Di fronte ai deputati il premier, piglio salviniano. rivendica  la definizione per il suo esecutivo di essere «populista». «La crescita, la modernizzazione», dice, «devono essere realizzati in modo sostenibile conservando per quanto possibile inalterato l’ordito dei diritti sociali, dall’istruzione alla salute, ricevuto come preziosa eredità dalle generazioni passate. Certamente i diritti costano ma sono costi che le società democratiche devono sostenere.Un costo che non può essere sacrificato per seguire altri pur legittimi obiettivi. Questo non è populismo. Se populismo è ridurre lo iato tra popolo ed élite restituendo al popolo la sovranità e rendendo il compito della rappresentanza realmente aderente alla tutela degli interessi rappresentati, rivendichiamo di essere populisti».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *