Battisti, il delirio di Oreste Scalzone: «Chi vuole l’estradizione è un tossico»

15 Dic 2018 17:27 - di Valeria Gelsi

Cesare Battisti è solo «un invecchiato fuggiasco» e chi ne chiede l’estradizione è «evidentemente un tossico-spacciatore dell’aggiunta di male a male». A parlare così, mentre si ha notizia dell’arrivo della polizia italiana a San Paolo del Brasile, è stato Oreste Scalzone, già fondatore di Potere operaio e Autonomia operaia, a sua volta latitante per oltre 25 anni, finché le pene che gli erano state comminate per associazione sovversiva, banda armata e rapina non sono andate prescritte.

«Passano sui teleschermi maschere di Stato che, chi compunto con faccia da museo delle cere, chi sghignazzando con 47 denti, levano “te deum” perché pensano di avere al fine vinto una lunga guerra di scartoffie e peti. La vittoria – ha detto Scalzone – sarebbe di poter riportare in celle di ergastolo, da un Paese che l’ergastolo aveva abolito in quanto pena di morte differita, un invecchiato fuggiasco che la verità giudiziaria decretata quasi mezzo secolo fa da un collaboratore di giustizia, definito pentito, aveva stabilito fosse un assassino». Battisti, checché ne pensi Scalzone, è l’assassino riconosciuto di quattro omicidi: quello del maresciallo Andrea Santoro, del poliziotto Andrea Campagna, del macellaio Lino Sabbadin e del gioielliere Pierluigi Torreggiani, durante il quale fu ferito anche il figlio quindicenne Alberto, poi rimasto paralizzato.

Scalzone, del resto, non è nuovo a spendersi per l’impunità di assassini. Fu lui, per sua stessa rivendicazione ai microfoni di Radio Radicale, a organizzare per primo la fuga all’estero dei militanti di Potere operaio Manlio Grillo e Marino Clavo, che insieme ad Achille Lollo furono gli autori del rogo di Primavalle, in cui morirono Stefano e Virgilio Mattei. Quarantacinque anni dopo, il leader di Pot. op. è ancora fermo a quel punto: al punto in cui gli assassini vanno tutelati perché restino impuniti e le vittime non solo non meritano rispetto o pietà, ma vanno mortificate e misconosciute nella loro sofferenza. Un modo di pensare che tante volte è sembrato emergere anche dalle azioni di Battisti, dai sorridi beffardi offerti alle telecamere alle foto degli aperitivi in spiaggia, fino al quel modo oltraggioso di presentarsi, lui, come vittima.

Le vittime, quelle vere, è evidente che per questa gente non contano niente. Nella esternazione di Scalzone sul “povero” Battisti, ingrigito e in fuga, le vittime diventano «parti lese» strumentalizzate dalla politica e in cerca di «vendette». «I politicanti, gli statisti, giocano con la frustrazione di “parti lese”, incoraggiandole a cercare un impossibile risarcimento a mezzo di vendette dirette o trasversali: questo Stato va oltre l’immagine nietzschiana di mostro freddo e si presenta piuttosto come un groviglio di algoritmi psicopatici», ha sostenuto Scalzone, per il quale «pare che ancora una volta una persona sia sfuggita all’abbraccio mortifero e chi se ne rammarica evidentemente è un tossico-spacciatore dell’aggiunta di male a male».

«Aspetto il momento in cui scenderà dall’aereo e andrà in carcere, solo a quel punto dirò: è finita», ha detto nei giorni scorsi Alberto Torregiani a proposito dell’estradizione di Battisti. «Tante volte sembrava che fossimo arrivati all’obiettivo e poi invece non è avvenuto nulla», ha aggiunto l’uomo, ricordando che «sia io che gli altri parenti delle vittime puntiamo solo a ottenere giustizia, staremo a vedere. Speriamo che questo mandato di arresto si concretizzi al più presto».

Commenti

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  • Max 16 Dicembre 2018

    Che ci vogliamo aspettare in un paese dove personaggi simili sono stati invitati nelle univesità a spiegare i motivivi del terrorismo!?!? A quando una lexio magistralis di qualche terrorista isis? Personaggi come Scalzone DEVONO marcire in carcere e basta!