La Cina sta iniziando a fare i conti col suo passato: a cominciare da Mao

26 Gen 2018 19:00 - di Antonio Pannullo

Era nell’aria da parecchi mesi: la Cina sta iniziando a fare i conti col suo passato, e in particolare con Mao Tse Tung e la Rivoluzione Culturale. La Lunga Marcia di Mao e la rivoluzione comunista cinese è un altro tema di cui si parla poco in Occidente, i suoi orrori vengono nascosti e sottovalutati, preferendo dedicarsi ad altri orrori di quello stesso secolo. Ma quelli di Mao non furono orrori secondi a nessuno: il fatto è che la Cina oggi è ancora uno dei Paesi più potenti del mondo e il commercio interessa a tutti, si può ben sorvolare su quello che fecero le giovani Guardie Rosse e su quello che accadde in quegli anni. Si arrivò a una deriva paranoica che poi sarebbe stata ripetuta in Cambogia dagli Khmer rossi: tutto ciò che era considerato borghese veniva violentemente cancellato, compresi – tanto per fare un esempio – gli animali domestici, massacrati a milioni. Come milionii cinesi furono mandati nei campi di rieducazione, e semplicemente eliminati con i metodi più atroci. Vi furono anche episodi di cannibalismo, con gli studenti che cuocevano la carne umana dentro casseruole. Si calcola che Mao causò, direttamente o indirettamente, due milioni di morti, ma nessuno ancora oggi ne parla.

Però è indicativo che recentemente il governo cinese abbia detto sì al rimaneggiamento o comunque alla revisione di un libro di testo per le scuole medie, in cui da una parte non si vuole scalfire troppo l’immagine del Grande Timoniere ma dall’altra si fanno i conti con quegli anni terribili, sui quali peraltro ancora oggi poggia la legittimazione della dittatura di Pechino. Un altro segnale era giunto pochi giorni fa, quando il Partito comunista cinese aveva proposto di includere il “pensiero di Xi Jinping (l’attuale presidente, ndr)” nella costituzione nazionale, segno di un nuovo rafforzamento della forza del presidente sul regime. L’emendamento proposto deve ora ottenere il voto del National People’s Congress, il parlamento cinese. Ma l’esito del voto, previsto per marzo, non è in dubbio, essendo il PCC è l’unico partito in Cina. Secondo l’Agenzia ufficiale Nuova Cina, dopo un incontro di due giorni, il Comitato Centrale del Partito Comunista “ha proposto” di integrare il Pensiero sul Socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova era di Xi nella costituzione del Paese. Il nome del presidente cinese era già entrato nello statuto del partito in ottobre, insieme proprio al fondatore della Repubblica popolare Mao Tse-tung (1893-1976). In Europa delle atrocità e delle paranoie di Mao è passata solo quella frase, “ribellarsi è giusto”, che ebbe molta eco tra i giovani borghesucci europei e anche americani. Ma la realtà fu molti diversa, fu una minoranza che prese il potere con la violenza e non lo abbandonò mai più, un Paese dove ancora oggi non vi sono libertà civili, religiose, politiche sociali. Forse a tutto questo ribellarsi è giusto, ma le potenze cosiddette occidentali tacciono e preferiscono commerciare con un mercato di oltre un miliardo di consumatori.

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