Peter Fechter, colpito dai Vopos e lasciato per terra a morire. Era il 17 agosto del 1962

17 Ago 2017 11:50 - di Antonio Pannullo

Peter Fechter era un ragazzo berlinese di 18anni che voleva solamente la libertà, come è scritto sulla lapide che lo ricorda ancora oggi. Fu una delle vittime, 55 anni fa, dei Vopos, le famigerate guardie di confine tedesco-orientali che il 17 agosto 1962 gli spararono addosso mentre tentava di saltare il Muro e che lo lasciarono morire dissanguato, proibendo a chiunque di soccorrerlo con la minaccia delle armi. Peter Fechter non è l’unica vittima del comunismo tedesco-orientale, le vittime furono parecchie decine, ma certamente è il caso più emblematico di una ferocia e di dove possa arrivare l’ideologia comunista. Come si ricorderà, il Muro di Berlino fu costruito dalle autorità tedesco-orientali, anzi gli stessi berlinesi furono costretti a costruirlo, su input di quelle sovietiche, che occupavano militarmente quella parte di Germania, per dividere l’ex capitale tedesca in due parti. Passare da quella orientale a quella libera significava morire. Da notare che il Muro era definito “muro di protezione antifascista”, ma in realtà per molti anni servì a impedire ai cittadini tedeschi di passare nel mondo democratico. Un anno dopo, nel 1962, Fechter, insieme con l’amico Helmut Kulbeik, si nascose in una falegnameria vicino il Muro in Zimmerstrasse. Quando i Vopos non guardavano da quella parte, i due saltarono tra i due muri, nella cosiddetta “striscia della morte” e tentarono di scavalcare il secondo muro, quello dalla parte dell’Occidente. Ma quando i giovani erano in procinto da arrampicarsi sul muro che dava nei pressi del famoso Checkpoint Charlie, le guardie rosse iniziarono a sparate: Kulbeuk riuscì a superarlo, ma Fechter fu colpito e cadde nella striscia della morte, davanti a centinaia di cittadini occidentali che guardavano senza poter intervenire. Malgrado le sue urla di agonia, al 18enne non venne prestato alcun aiuto medico, mentre la folla insultava i Vopos chiamandoli “assassini”. Quando il ragazzo era ormai morto,le guardie confinarie comunista andarono a riprenderne il corpo. Una mano pietosa mise una croce dove il giovane Peter era stato lasciato morire dissanguato e nel 1990, alla riunificazione della Germania, fu innalzata un stele in sua memoria, dove in seguito si svolsero tutte le celebrazioni in ricordo delle molte vittime del Muro. Oggi la storia di Peter Fechter è stata ricordata in libri, articoli, canzoni, brani musicali classici. Nel 1997 le due guardie di confine responsabili della morte del giovane furono processate per omicidio. I due confessarono, ma furono condannati a un solo anno di prigione.

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