Parla l’islamica d’Italia: “Ecco perché lo ius soli è una scemenza progressista”

27 Ago 2017 11:52 - di Redazione
islam

Dovrebbero leggere questa intervista e questo punto di vista la Boldrini, la Kyenge e tutta la compagnia buonista che ritiene che la madre di tutte le priorità sia lo ius soli. Chi meglio di una  musulmana d’Italia può dire come stanno le cose? Lo spiega Kawtar Barghout, marocchina classe 1991, arrivata in Italia quando aveva appena due anni. Ha preso la cittadinanza italiana «senza bisogno di scorciatoie», dice. Lo leggiamo in una intervista sul Giornale ripresa da numerosi quotidiani e siti web.

“Noi non ci siamo sentiti mai emarginati”

Molto critica nei confronti di chi si ostina a dire che l’islam non c’entra con gli attacchi terroristici. Lei è un’ esponente dell’ “Associazione stop radicalizzazione” e da studentessa di Giurisprudenza non fa che ripetere ad amici e conoscenti che lo ius soli è tutt’altro che una «legge di civiltà». La giovane marocchina da due anni cittadina italiana spiega perché è contro lo ius soli. «Perché la cittadinanza non va regalata – leggiamo nell’intervista rilasciata al quotidianoi muilanese-  E poi non averla non è una limitazione, visto che sei equiparato agli italiani in tutto: la tessera sanitaria ce l’hai, il conto corrente puoi aprirlo, a scuola puoi andare. È un non problema. Io sono stata extracomunitaria fino a 24 anni: qui mi avete curato il diabete, mi sono iscritta all’Università, ho studiato, ho viaggiato. Senza alcun disagio». Avete capito? Lo ius soli è un bluff, come avevamo sempre ritenuto, Aanche il papà della giovane ha ottenuto la cittadinanza a 45 anni “ed è in Italia da quando ne aveva 25”, racconta la figliola. Ma non si è mai sentito un uomo di serie B. “Non si è mai sentito escluso o marginalizzato. Il passaporto era l’ultimo dei suoi pensieri. Forse perché era occupato a lavorare anziché pensare a queste scemenze progressiste».

“Basta la legge attuale”

Con la legge attuale non è così complicato diventare italiani, spiega Kawtar Barghout: «Per chi è nato qui da una famiglia straniera, a 18 anni basta presentarsi dall’ufficiale di Stato civile e in poco tempo sei italiano. Allora mi chiedo: a che serve regalargliela appena nascono?”. Anche per lavorare non bisogna scalare le montagne russe «Bisogna fare la domanda autonoma. Io l’ho presentata appena possibile: i miei genitori sono andati in Marocco a prendere i documenti necessari, ho firmato l’istanza, ho atteso i 730 giorni canonici ed eccomi qui: ora sono italiana. Non è stato un trauma». La giovane argomenta ancora: “Bisogna considerare un altro fattore. La legge attuale tiene conto che l’Italia è in una posizione geografica delicata, meta di immigrazione massiccia e dove esistono molti escamotage per ottenere i documenti. Ricevere un permesso di soggiorno illimitato è facile e di conseguenza con lo ius soli regaleremo il passaporto a tutti quanti. Senza selezionare».

“La nuova legge è un’aberrazione giuridica”

Ne ha anche per lo “ius culturae”, ossia la cittadinanza agli under 12 che hanno frequentato almeno 5 anni di scuola. anche su questo è molto scettica: «Non capisco che senso abbia – risponde nell’intervista-  La scuola è un dovere: un bambino deve andarci perché fa un favore a se stesso, non allo Stato. E poi qualche anno dietro un banco non può bastare: se uno studia non è detto che abbracci i valori fondanti della Repubblica e i principi costituzionali. Non è automatico». In sintesi, per la giovane marocchina i requisiti per ottenere la cittadinanza sono semplici e lineari: «La moralità, quindi non avere precedenti penali. La continuità abitativa, quindi vivere in Italia per un tempo prolungato. E i requisiti economici, visto che lo Stato deve basarsi sulla capacità contributiva. La nuova legge è un’aberrazione giuridica».

 

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