Da centomila a meno di quattromila in un secolo: è il destino della tigre

29 Lug 2017 18:02 - di Redazione

Sono rimaste appena 3.890 tigri in tutto il pianeta. Un secolo fa, erano 100.000, presenti in 25 Paesi: oggi solo 10 di questi ospitano la specie. Negli ultimi dieci anni la tigre si è estinta in Paesi chiave come Laos, Vietnam e Cambogia. Il pericolo principale è rappresentato dai lacci, micidiali armi passive che i bracconieri piazzano ovunque nelle foreste. Trappole mortali non solo per le tigri selvatiche, ma anche per elefanti, leopardi e altri animali richiesti dal mercato nero di specie protette, alimentato soprattutto dai Paesi asiatici che utilizzano ogni parte della tigre nella medicina tradizionale o per farne trofei. Un commercio illegale di fauna selvatica che vale 20 miliardi di dollari annui. Nella Giornata Mondiale della Tigre, il Wwf lancia un appello ai governi affinché rafforzino gli sforzi per combattere il bracconaggio che sta mettendo in crisi la fauna selvatica in tutta l’Asia. “È indispensabile un forte impegno e maggiori investimenti da parte dei governi per aiutare i ranger, in prima linea nella conservazione della tigre, ad eliminare le trappole e rintracciare i bracconieri”, dichiara Mike Baltzer, responsabile del Wwf Tigers Alive. Persino in uno degli Habitat Patrimonio Unesco, la foresta tropicale di Sumatra, l’unico luogo al mondo dove vivono nello stesso habitat tigri selvatiche, oranghi, elefanti e rinoceronti, si stima che tra il 2006 e il 2014 le trappole siano raddoppiate. Ma molti di questi habitat critici non dispongono di risorse adeguate per la protezione. A Rimbang Baling, una delle aree protette di Sumatra, uno sparuto drappello di ranger, appena 26, ha il compito di controllare oltre 1400 chilometri quadrati, un’area grande quasi il doppio della città di New York City. Salvare la tigre significa anche agire in un’ottica di conservazione degli habitat che ospitano questa specie, aree che tra servizi ecosistemici, turismo e prodotti farmacologici derivati dalla foresta rappresentano anche un importante risorsa economica. Si è provato a calcolare l’indotto generato dai servizi ecosistemici forniti da 6 delle 47 riserve in India (dove vive ancora la metà della popolazione mondiale della specie, con oltre 2200 individui): Corbett, Kanha, Kaziranga, Periyar, Ranthambore e Sundarbans. Il risultato: il flusso economico generato annualmente dalle riserve prese in esame ammonta, complessivamente, ad una somma compresa tra 110 e 230 milioni di euro l’anno, corrispondenti a 666-2.500 euro per ettaro all’anno. Nel Parco Nazionale di Gunung Leuser, che rappresenta quasi un terzo dell’intero Patrimonio forestale Unesco di Sumatra, il valore dei servizi della natura è di oltre 600 milioni di dollari l’anno; il parco conserva anche oltre 1,6 miliardi di tonnellate di carbonio e garantisce l’acqua a 4 milioni di persone. La Giornata Mondiale della Tigre è stata istituita dal Summit sulla Tigre del 2010 a San Pietroburgo, che lanciò la sfida di raddoppiare il numero delle tigri presenti in natura entro il 2022 (Anno della tigre, secondo il calendario cinese). Da allora il 29 luglio, i Paesi coinvolti nella tutela di questa specie organizzano eventi, manifestazioni, cerimonie religiose. In Malesia si celebrerà il Carnevale della tigre; in altri Paesi verranno organizzate mostre con installazioni artistiche realizzate con migliaia di lacci sottratti ai bracconieri dai ranger; una celebre marca di birra utilizzerà un suo prodotto, la Tiger Beer, per informare i consumatori con spot e pubblicità. In Italia il Wwf ha lanciato una maratona sul web e sui canali social (wwf.it/tigermarathon) per informare e raccogliere i fondi necessari a sostenere le attività dei ranger sul campo soprattutto nei Paesi dove la minaccia per la tigre resta altissima, tra cui Cina, Buthan e Bangladesh. L’obiettivo è di avere il sostegno di almeno 3.890 persone, lo stesso numero delle tigri rimaste in natura.

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