È morto Pirsig, l’americano che raccontò il suo viaggio zen e on the road

25 Apr 2017 12:55 - di Redazione

È morto nella sua casa di South Berwick, nel Maine, dove aveva vissuto per trent’anni, Robert Maynard Pirsig, autore del bestseller Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta. Pirsig, 88 anni, originario del Minnesota, è morto «dopo una malattia», ha detto il suo editore. Il suo romanzo, divenuto un classico della filosofia popolare, era stato respinto da 121 editori prima di essere stampato nel 1974 da William Morrow. L’opera, «vagamente autobiografica» è la cronaca di un viaggio in moto padre-figlio: l’autore e il figlio Chris attraversano in motocicletta gli Stati Uniti dal Minnesota alla California. Un racconto di viaggio ricco di descrizioni particolareggiate e intercalato da digressioni di carattere filosofico. Quasi vent’anni dopo Pirsig ha pubblicato il seguito della storia nell’opera dal titolo Lila: un’indagine sulla morale.

Pirsig, il suo primo romanzo è un itinerario nella mente

Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” (tradotto in italiano da Adelphi) è considerato un libro-simbolo della
controcultura americana, il romanzo di un “itinerario della mente” in cui molti si sono riconosciuti. Questo romanzo è una “Grande Avventura”, a cavallo di una motocicletta e della mente, è una visione variegata dell’America on the road, dal Minnesota al Pacifico, e un lucido, tortuoso viaggio iniziatico. Pubblicato nel 1974 negli Stati Uniti dal piccolo editore William Morrow, prima opera di un autore sconosciuto, il libro ha avuto subito un successo immenso (cinque ristampe nello stesso mese, quando apparve l’edizione tascabile, con oltre 50mila copie vendute in poco tempo). Una mattina d’estate, il protagonista del romanzo sale sulla sua vecchia, amata motocicletta, con il figlio undicenne sul sellino e accanto a lui un’altra moto con due amici. Parte per una vacanza con «più voglia di viaggiare che non di arrivare in un posto prestabilito». Ma fin dall’inizio tutto si mescola: il paesaggio, che muta di continuo dagli acquitrini alle praterie, ai boschi, ai canyons, i ricordi che dilagano nella mente, la rete tenace dei pensieri che si infittisce intorno al narratore. Per lui, viaggiare è un’occasione per sgombrare i canali della coscienza, «ormai ostruiti dalle macerie di pensieri divenuti stantii». E altri pensieri crescono come erbe dalla cronaca del viaggio: l’amico si ferma, ha un guasto, impreca, non sa cosa fare. E il narratore si chiede: qual è la differenza fra chi viaggia in motocicletta sapendo come la moto funziona e chi non lo sa? In che misura ci si deve occupare della manutenzione della propria motocicletta?

Che cos’è la qualità?

Mentre guarda smaglianti prati blu di fiori di lino, gli si formula già una risposta: «Il Buddha, il Divino, dimora nel circuito di un calcolatore o negli ingranaggi del cambio di una moto con lo stesso agio che in cima a una montagna o nei petali di un fiore». Questo pensiero è la minuscola leva che servirà a sollevare altre domande subito incombenti: da che cosa nasce la tecnologia, perché provoca odio, perché è illusorio sfuggirle? Che cos’è la Qualità? Perché non possiamo vivere senza di essa? Come un metafisico selvaggio, come un lupo avvezzo a sfuggire alle trappole dei cacciatori, che in questo caso sono le parole stesse, il narratore avanza con la sua moto per strade deserte o affollate, seguito dal fantasma di Platone e Aristotele, e soprattutto dal “fantasma della razionalità”, invisibile plasmatore della motocicletta e di tutto il nostro mondo. Ma nella sua ricerca una voce si incrocia con la sua, quella del suo Doppio, Fedro, che anni prima aveva pensato quelle stesse cose e, dietro di esse, aveva incontrato la follia. Tutti e due vogliono testardamente risalire a quel punto, oscuro e lontano, in cui «ragione e Qualità si sono staccate». Giunti a quel punto, apparirebbe evidente, luminoso, che «la vera motocicletta a cui state lavorando è una moto che si chiama voi stessi».

Il suo secondo romanzo: Lila  

Dopo diciassette anni di rigoroso silenzio Pirsig si ripresenta ai lettori con il romanzo Lila (1991, tradotto in italiano da Adelphi), che è un caso singolarissimo di rinnovamento e insieme di tenace fedeltà agli stessi temi essenziali. Questa volta non è la moto, ma la vela; non le strade aperte della grande America, ma la corrente maestosa dello Hudson che discende verso New York. La
mente che agisce e racconta è tuttavia la stessa, e continua a chiedersi: che cos’è la qualità? Il destino viene incontro al protagonista sotto forma di una bionda poco raccomandabile che appare in un bar di velisti. È Lila: una donna dalla vita losca e ambigua; ma è anche “lila”, che in sanscrito significa “il gioco del mondo”, quella fantasmagoria che Siva lascia accadere e per noi si confonde con la realtà stessa.

La sua vita

Nato il 6 settembre 1928 a Minneapolis, Pirsig fu un bambino precoce, con un quoziente d’intelligenza superiore alla media. Questo fatto assieme alla balbuzie gli creò una situazione di difficoltà nel suo percorso scolastico. Pirsig cominciò gli studi all’Università del Minnesota nel 1943, e dopo essere stato costretto a ritirarsi e aver prestato servizio militare in Corea, ritornò negli Stati Uniti dove conseguì il diploma universitario nel 1950. Frequentò l’Università induista di Benares in India per approfondire ulteriormente la filosofia orientale. Nel 1954 sposò Nancy Ann James, e la coppia ebbe un figlio, Chris, nel 1956, e un secondo figlio, Theodore (Ted) nel 1958. Mantenendosi con lavori precari e insegnando l’inglese alle matricole, Pirsig tra il 1960 e il 1963 trascorse parecchi periodi in clinica per problemi psichici susseguenti un esaurimento nervoso; fu curato anche con l’elettroshock. Nel 1978 Pirsig divorziò da Nancy e sposò nello stesso anno Wendy Kimball. La coppia ebbe una figlia, Nell, nel 1981. Pirsig ha sempre evitato gli impegni mondani, facendo una vita appartata e solcando frequentemente l’Oceano Atlantico in barca, dopo aver vissuto in varie città degli Stati Uniti, della Svezia e dell’Inghilterra. Nel 1979, il primo figlio di Pirsig, Chris – che ha avuto un ruolo importante nel romanzo Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” – fu accoltellato a morte nel corso di una rapina a San Francisco.

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