Bollette della luce più care d’Europa: peggio di noi solo i danesi

30 Nov 2016 18:34 - di Redazione

Le bollette dell’elettricità italiane, sia per le imprese che per le famiglie, sono tra le più care d’Europa, rispettivamente la prima e la terza più salate. A pesare, per quasi i due terzi non è il costo dell’energia in sé ma, soprattutto, imposte, oneri di sistema e accesso alla rete. Le fasce più deboli italiane, però, nonostante la loro spesa energetica sia proporzionalmente quasi il doppio rispetto a quella delle fasce più agiate, sono tra quelle su cui l’impatto dei prezzi resta tra i più bassi, sotto la media Ue. È quanto emerge dal rapporto della Commissione europea sui prezzi dell’energia, che identifica per l’intera Ue un trend di aumento dei prezzi al dettaglio per le famiglie (+3,2% ogni anno tra 2008 e 2015) nonostante un calo di quelli all’ingrosso, dovuto appunto, come nel caso italiano, non a un aumento della componente energetica (calata del 15%) ma di quella di tasse e tributi (salita da 28% a 38%) e, in parte, di quella per la rete (+3,3% l’anno).

Due terzi delle bollette se ne vanno in tasse

Per l’Italia, sul costo dell’elettricità per le famiglie pari complessivamente a quasi 250 euro per megawattora, il costo dell’energia è 100, mentre i restanti circa 150 euro sono costituiti per un terzo (50 euro) dai costi di rete, e per due terzi (quasi 100 euro) da tasse e Iva (circa 50 euro), rinnovabili e cogenerazione (altri 50). A pagare di più delle famiglie italiane, solo quelle danesi (oltre 300 euro/kilowattora) e tedesche (quasi 300). I nuclei familiari italiani a basso reddito, però, sebbene si trovi proporzionalmente a pagare più del doppio di quelli ad alto reddito (7,1% contro 3,2%), sono ancora tra i più fortunati d’Europa (al nono posto per impatto più basso) in quanto la media Ue è dell’8,6% (contro il 4,3% per i più ricchi). Sul fronte delle imprese, quelle italiane con quasi 150 euro per megawattora sono quelle che pagano di più tra i 28 per l’elettricità. Oltre la metà del prezzo è costituito dalla componente non energetica (quella energetica è di 70 euro), pari a quasi 80 euro, di cui quasi 20 per i costi di rete, e rispettivamente circa 10 per tasse e imposte e 50 per rinnovabili e cogenerazione. A livello Ue la tendenza mostra in generale un aumento dei prezzi leggermente più contenuto rispetto a quello sperimentato dalle famiglie, con un calo della componente energetica del 2,8% l’anno tra 2008 e 2015, ma con un aumento annuo del 3,2% dei costi di rete e soprattutto dal 12% al 32% per tasse e tributi. Portando a pagare di fatto, nella media Ue, le imprese 34 euro per megawattora e le famiglie 79.

 

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