La foto-simbolo ci racconta il dramma dei bimbi innocenti travolti all’odio

15 Lug 2016 13:04 - di Adele Sirocchi

Almeno 54 bambini sono stati ricoverati all’ospedale Lenval di Nizza dopo la strage. Lo scrive su twitter Nice-Matin, il principale quotidiano locale. E sono proprio le notizie sui bimbi coinvolti, presenti in gran numero allo spettacolo dei fuochi d’artificio per la festa del 14 luglio, quelle che maggiormente si fanno largo tra le coscienze attonite degli europei   e dell’opinione pubblica mondiale dinanzi all’ennesima strage il cui vessillo funereo l’Isis ha subito innalzato quale macabro trofeto contro l’Occidente.

I bimbi indifesi dinanzi alla cultura della morte

Quanti ne sono morti? Quanti ne ha uccisi la follia terrorista? Sono almeno dieci le piccole vittime, dice la Bild online, senza specificare nulla sulla nazionalità. Ciò che si sa e si conosce è ancora lacunoso e frammentario. Secondo un’informazione diffusa dalle numerose pagine di ricerca di persone disperse a Nizza, tutti i bambini ritrovati soli tra la folla sono radunati nella caserma Auvare, sede principale della polizia in città.

La foto simbolo della tragedia

E poi c’è la foto che è già il simbolo, tragico e dolente, di questa strage di innocenti: un corpo steso, coperto da un telo dorato. Si intravede una ferita alla testa. Accanto, una bambola, con il suo vestitino rosa. E di molti bambini ha parlato il presidente Hollande. La foto della bambola accanto al corpo, si presume, di una bimba è l’immagine che impietosisce, l’immagine che si deposita nella memoria e che si affianca ad un’altra foto famosa, quella del bimbo siriano Aylan raccolto cadavere su una spiaggia turca nel settembre del 2015. I piccoli che diventano, allora, icona di tragedie che gli adulti non riescono a fermare e che anzi spesso provocano, deliberatamente. Bambini siriani ma anche bambini europei in balìa della follia integralista, protagonisti loro malgrado di una guerra dettata dal fanatismo, una guerra che non li preserva, come tutte le guerre del resto.

La cultura della morte non ha risparmiato ciò che di più sacro e indelebile esiste in tutte le culture religiose e in tutte le civiltà: la vita dei bambini, i più deboli e indifesi, gli esseri in cui si concentra la speranza di un’umanità migliore, e ai quali nessuna colpa può essere imputata. Eppure anche su di loro la follia fondamentalista, carica di odio bestiale, ha infierito con crudeltà. Un valore, va ribadito, che tutte le religioni riconoscono. Valga ad esempio di ciò la famosa eosrtazione di Gesù nel Vangelo di Matteo: “E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo, taglialo e gettalo via da te; è meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno”.

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