Un libro su Giuseppe Solaro: il cuore impavido di un “fascista rosso”

23 Giu 2016 16:45 - di Giovanni Trotta

È uscito recentemente per le Edizioni Eclettica un nuovo libro su un fascista atipico: Giuseppe Solaro – Fascismo o plutocrazia – Gli scritti economici di un fascista di sinistra, a cura di Fabrizio Vincenti, di cui pubblichiamo alcuni stralci dell’intriduzione. Giuseppe Solaro (1914-1945), l’ultimo federale fascista di Torino, ha creduto senza incertezze di intravedere nel verbo sociale del Fascismo repubblicano e in Mussolini l’unica vera strada per un mondo più giusto. E ha pagato questa sua fedeltà con la vita, finendo vittima, tra i tanti, della mattanza dentro cui la Repubblica nata dalla resistenza ha inteso affondare le sue radici. Il suo epilogo, tra i più cruenti di quei giorni intinti nell’odio, è noto per essere ricordato. Come è noto il suo impegno a favore del Fascismo, prima durante il Ventennio, nonostante la sua giovane età, poi sotto le insegne della Repubblica Sociale Italiana, quando accettò, con l’appoggio di Alessandro Pavolini, di assumere l’incarico di responsabile della federazione torinese, la seconda come numero di iscritti nel territorio del rigenerato governo mussoliniano, la prima come difficoltà ambientali. Torino significava la culla del Pci, dell’azionismo, della massoneria, della monarchia. E, non ultimo, della Fiat. Che da anni conduceva un’opposizione sempre meno sotterranea al Fascismo e che era tra i principali soggetti vicini al nascente movimento partigiano. Basti pensare all’entità dei versamenti effettuati, superiore a quello di tutte le industrie lombarde messe insieme, o al divieto per i propri dirigenti di iscriversi al Pfr. Giuseppe Solaro ha probabilmente firmato la sua condanna a morte in quel settembre del 1943, quando ha accettato, lui, il fascista dal cuore rosso, una volta rientrato in città dal suo reparto schierato al confine con la Francia dopo la catastrofe dell’8 settembre, di divenire l’ultimo federale della capitale sabauda e regno della Fiat. Ha detto sì tra mille difficoltà e qualche tradimento di chi gli stava intorno. Ma, per un ragazzo di ventinove anni ambizioso, cresciuto in una famiglia di ferrovieri e con il mito di Mussolini e delle tante conquiste sociali del Fascismo, la sfida non era rifiutabile. Il traguardo della socializzazione delle imprese, vera bandiera della Rsi, sembrava a un passo. E arrivava dopo l’introduzione, in un arco temporale meno che ventennale, dell’istituto previdenziale per la maternità, del riformato sistema pensionistico con maggiori tutele per chi veniva colpito da malattie professionali e da incidenti sul lavoro, della giornata lavorativa a otto ore, primo caso in Europa, del salario minimo garantito, del dopolavoro, dell’Opera balilla.

Quella della Rsi per Solaro è stata una scelta coerente

La scelta di aderire alla Rsi, per Giuseppe Solaro, è stata probabilmente una semplice conseguenza di quanto visto, vissuto e voluto con coerente lucidità. Una scelta pagata con il sangue e consegnata alla storia da una sequenza fotografica agghiacciante della sua barbara esecuzione, vissuta con una serenità d’animo che lascia impietriti e sconvolti nell’animo. Per ogni approfondimento sul suo percorso biografico, rinviamo al nostro lavoro Giuseppe Solaro, il fascista che sfidò la Fiat e Wall Street, Edizioni Eclettica. In questo libro interessa invece metter in luce gli studi di carattere socio-economico che Solaro, laureato, da studente-lavoratore, in Economia e Commercio all’Università di Torino nel 1940 con una tesi su “Le variazioni dei prezzi nel ‘500 e ‘600 in Italia” e con votazione finale di 100 su 110, ha sempre coltivato. Sin dalla metà degli anni Trenta, quando, con l’ausilio della luce di una lampada verde, a fine giornata, dopo aver lavorato in Comune, si calava sui tanti libri e giornali per approfondire le dinamiche della finanza nazionale e internazionale come pure lo studio delle teorie economiche classiche, verso le quali coltivava una profonda avversione. In nome dell’unica via al socialismo: quella mussoliniana. Sulle tematiche, che sbrigativamente qualcuno definirebbe tipiche del Fascismo di sinistra, ma che molti studiosi hanno iniziato a considerare tout court fasciste, come l’essenza stessa del Fascismo, soprattutto quando si parla di economia, Solaro ha dedicato decine e decine di scritti sulle tante riviste e giornali con i quali ha collaborato dalla seconda metà degli anni Trenta sino al drammatico epilogo del ’45 e che qui riproduciamo limitando la raccolta agli articoli a carattere economico. Per Solaro, che non aveva fatto in tempo a fare la Marcia su Roma, ma sotto il Fascismo era cresciuto, la giustizia sociale continuava a avere un solo nome. “Il pensiero di Mussolini è – scrive il 15 aprile, a due settimane dall’esecuzione – nell’interno e nell’internazionale, chiarissimo, coerente, umano. La sua costruzione è storica e nessun colpo di avversa fortuna, di barbarici picconi, di reazionarie mistificazioni potrà romperne le indistruttibili fondamenta”. “Fascismo o plutocrazia” titolava a tutta pagina La Riscossa, il periodico della federazione fascista repubblicana torinese ancora nel marzo del 1945. A distanza di oltre settant’anni, il cammino della storia, caduta malamente l’utopia comunista, ripropone il quesito: cosa rimane di quella alternativa? A legger le pagine di Solaro, a tratti profetiche, non pare poco.

(Dall’introduzione di Fabrizio Vincenti)

giuseppe solaro

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