«Voglio un’India più pulita»: nel nome del Mahatma la sfida a colpi di ramazza del premier Modi

2 Ott 2014 19:45 - di Redazione

Migliaia di indiani, compreso il primo ministro Narendra Modi, si sono improvvisati spazzini per un giorno in coincidenza dell’anniversario della nascita del Mahatma Gandhi, una ricorrenza che è celebrata come festa nazionale in India. Ispirandosi proprio all’apostolo della non violenza, il leader della destra indiana ha lanciato una campagna nazionale chiamata “Swachh Bharat” (India Pulita) che ha l’obiettivo di migliorare le condizioni igienico sanitarie di un miliardo e 200 milioni di persone nei prossimi cinque anni. Un’impresa che si presenta ambiziosa secondo alcuni, dato che oltre il 60% della popolazione non ha i servizi igienici in casa e in molte città non esiste neppure un sistema di nettezza urbana. Parlando da un palco sulla spianata di Rajpath, con sullo sfondo il palazzo presidenziale e il Parlamento, Modi ha rivolto un accorato appello ai suoi concittadini facendo leva sull’orgoglio nazionale e sui principi gandhiani. «Bisogna cambiare la nostra mentalità – ha detto davanti a una folla di studenti e persone comuni – e impegnarsi tutti insieme a realizzare il sogno del Mahatma Gandhi di un India più pulita». «Se gli indiani sono in grado di andare su Marte, di sicuro sono anche capaci di ripulire il Paese» ha poi aggiunto ricordando il successo della navicella spaziale Mangalayaan entrata nell’orbita del pianeta rosso il 24 settembre. Come gesto simbolico, Modi ha poi preso una ramazza di saggina, quella che si usa in India, e ha iniziato a spazzare una strada sotto l’obiettivo di decine di fotografi e telecamere. Poco prima, in maniera più discreta, aveva fatto lo stesso davanti a un commissariato di polizia dove si era fermato per una visita a sorpresa per un «sopralluogo». Il premier si è impegnato a dedicare almeno 100 ore di volontariato all’anno, ovvero due ore alla settimana, a servizi di nettezza urbana. Ha poi chiesto agli indiani di seguire il suo esempio con un «giuramento» in cui ci si impegna a eliminare la sporcizia in India e a coinvolgere altre persone in questo compito. Seguendo una mania in voga in tutto il mondo, la Ice Bucket Challenge (la secchiata di ghiaccio a scopo benefico inventata negli Usa per finanziare la lotta contro la Sla), Modi ha sfidato nove personalità, tra cui un campione di cricket, alcune star di Bollywood e famosi industriali, a diffondere il messaggio di «India pulita». L’iniziativa, che durerà fino al 2019, anno del 150esimo anniversario del Mahatma, ha coinvolto tutti i ministeri, enti pubblici, scuole e amministrazioni comunali. Gli impiegati statali sono stati chiamati in servizio per ripulire uffici, corridoi e cortili da spazzatura e rifiuti accumulati negli anni. Analoghe iniziative sono state organizzate nelle circa 1.700 stazioni ferroviarie del Paese e sui treni, solitamente in pessime condizioni igieniche soprattutto per quanto riguarda i bagni. La campagna, ampiamente pubblicizzata da giorni su stampa e televisione, costerà moltissimi miliardi di dollari che saranno finanziati in parte dallo Stato e in parte da investitori privati, secondo le intenzioni del governo che punta a incentivare consorzi misti pubblico-privato per creare le infrastrutture di cui il Paese ha bisogno per svilupparsi. Ci sono state però anche voci scettiche sull’efficacia dell’iniziativa che rischia di essere limitata a gesti simbolici senza creare una «coscienza ecologica» che permetta di cambiare certe cattive abitudini molto radicate, come gettare la spazzatura in terra o di urinare in strada. A questo proposito, il municipio di New Delhi ha di recente avviato una campagna di sensibilizzazione in cui si invitano gli internauti a scattare foto di uomini sorpresi a urinare in pubblico contro muri o piante e a pubblicarle su Facebook.

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