Come va la spending review nei Comuni: Perugia ha le mani bucate. La più parca è Lamezia Terme

16 Lug 2014 18:41 - di Redazione

Perugia spende troppi soldi pubblici, 1.057 euro per abitante quando ne basterebbero 734 risultando maglia nera in Italia con una differenza di -31%. È quanto emerge dalla classifica sul fabbisogno standard  e la spesa storica effettiva, calcolato da OpenCivitas la nuova Banca dati del ministero dell’Economia. Il Comune più virtuoso è quello di Lamezia Terme, che ha speso 29 euro per abitante contro il fabbisogno standard calcolato dal Mef di 607 euro, con una differenza percentuale positiva del 41%. Tra i capoluoghi di Regione, invece, Torino ha registrato nel 2010 il maggior scostamento positivo (+7%) fra fabbisogno standard e spesa storica effettiva. Roma registra un -7% e Milano un +1%. Bologna -5 e Campobasso +15%. Ancona -3 e Firenze -10. Risultato speculare rispetto al capoluogo toscano per Genova che registra un +10%.  Il nuovo strumento, spiega il ministero dell’Economia permette di conoscere i dati sulla spesa degli enti locali per le funzioni fondamentali, calcolare un benchmark e confrontare le performance di Comuni e Province. I fabbisogni standard rappresentano le reali necessità finanziarie di un ente locale in base alle sue caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente e serviranno per il graduale e definitivo superamento del criterio della spesa storica. Attualmente la banca dati contiene le spese relative al 2010 e vuole aiutare Comuni e Province a «migliorare l’organizzazione delle proprie funzioni e servizi, orientando una pianificazione strategica verso l’efficienza e la riduzione della spesa». I fabbisogni standard sono calcolati tenendo conto non solo della popolazione residente (che comunque è il criterio con il peso maggiore) ma anche del territorio, dei servizi offerti, del disagio sociale o degli investimenti. Un calcolo che ha richiesto alcuni anni per essere messo a punto e che rappresenta, come ha sottolineato il commissario alla spending review Carlo Cottarelli, «uno strumento che molti paesi ci invidieranno come esempio di best practice, per l’ampiezza della banca dati e per il metodo di calcolo».

 

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