Abusi sessuali sui minori: giudici troppo “buoni” con i colpevoli, lo dimostrano i dati

31 Mar 2014 19:16 - di Francesco Signoretta

Che fine fanno i pedofili, i molestatori, chi colpisce i minori? Non quella che meritano perché la giustizia italiana ha corridoi imprevedibili e scorciatoie improvvise. Così da una parte ci inventiamo i sacrosanti telefoni azzurri e dall’altra consentiamo che le piccole vittime continuino a vivere,  in molti casi, a stretto contatto con i propri carnefici. Un incubo. Un’ingiustizia colossale, che la dice lunga sullo stato di salute dei nostri tribunali. Archiviazioni, condanne modeste, troppe attenuanti e grossi benefici: gli abusi sessuali sui minori, quando vengono denunciati – in ritardo e con grande difficoltà da parte della vittima – spesso non trovano in sede di giudizio una sanzione adeguata all’orrore che viene perpetrato ai danni di bambini e bambine al di sotto dei 14 anni. E così all’orrore della violenza si aggiunge quello del mancato “castigo“ dei carnefici. Questo è ciò che emerge da una ricerca (resa nota da un Focus dell’Ansa) effettuata da Giuliana Olzai che ha analizzato i 288 procedimenti giudiziari del Tribunale penale di Roma nel quadriennio 2000-2003. Gli esiti dello studio, inseriti nel volume Abuso sessuale sui minori. Scenari, dinamiche e testimonianze (Antigone edizioni) rivelano un fenomeno inquietante sotto tutti gli aspetti, da quello giudiziario a quello sociale e psicologico. Le drammatiche storie, raccontate attraverso le evidenze processuali e i racconti delle vittime nel corso dell’iter giudiziale, aprono squarci sulle dinamiche familiari sottese a questi casi, sul ruolo della madre nell’abuso, sugli atteggiamenti di omertà e i silenzi all’interno della famiglia. Le sentenze impongono più di un interrogativo. La legge prevede l’inasprimento delle pene, ma anche il riconoscimento all’imputato della circostanza attenuante a effetto speciale per casi definibili “di minore entità“, lasciando ampia discrezionalità ai giudici di merito. L’analisi rivela che il 37% circa delle denunce viene archiviato. La percentuale dei condannati tra i rinviati a giudizio è piuttosto alta (77%), ma le pene sono in genere alquanto modeste: al di sotto dei due anni nel 61% dei casi, superiori ai 4 anni in meno del 10%. Per oltre la metà dei condannati (il 51,7%), inoltre, «sussistono le condizioni e i presupposti della sospensione condizionale della pena, in genere con la presunzione che, nel futuro, queste persone possano astenersi dal commettere» nuovamente violenza. Inoltre, quasi un terzo (30,8%) di coloro ai quali è stata sospesa la pena, cioè il 16,8% dei condannati, ha avuto il beneficio della non-menzione. «Molto spesso agli abusanti che compiono sui bambini atti sessuali diversi dal congiungimento carnale viene riconosciuta l’attenuante speciale del caso di minore gravità: così capita che un padre, uno zio, un amico di famiglia o un vicino di casa che ha abusato per anni di un bambino o di una bambina venga condannato alla stregua di un molestatore in autobus», commenta l’autrice. E la famiglia, invece di svolgere una funzione protettiva, si trasforma in un inferno dal quale è difficile per il bambino difendersi, come ha evidenziato lo psichiatra Luigi Cancrini. E la chiamano giustizia giusta.

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