La scure dei tagli lineari di Zingaretti si abbatte sulle scuole della Capitale

27 Nov 2013 13:27 - di Valeria Gelsi

Sono ventidue le scuole occupate a Roma fino ad oggi. Gli studenti spiegano che la mobilitazione è in crescita e che nei prossimi giorni ci saranno altre occupazioni e autogestioni. Come motivi indicano il no alla legge di stabilità, i tagli all’istruzione e le ipotesi di privatizzazione. Tutti temi nazionali, che incrociano anche la protesta dei professori. Sabato, infatti, i sindacati della scuola manifesteranno insieme per chiedere il cambiamento della “finanziaria” e l’eliminazione del blocco dei contratti. Ma nella città di Roma e nel territorio della sua provincia i motivi di preoccupazione sono anche altri e gli studenti non sembrano farne menzione. «Scuola, per risparmiare via 17 istituti», titola Il Messaggero di oggi. L’articolo spiega che una direttiva del ministero dell’Istruzione fissa a 600 il numero minimo di studenti per istituto e che tutte le scuole al di sotto di quella soglia devono essere declassate e accorpate, perdendo nome, preside e personale amministrativo. Il Campidoglio ha già dato il via libera all’accorpamento di tre strutture che sono elementari e medie insieme e la palla è passata alla Provincia, che da quando Nicola Zingaretti è andato in Regione è in regime commissariale. Palazzo Valentini a sua volta deve indicare quali scuole superiori dovranno finire di esistere autonomamente: 14 sono quelle che si trovano in città, 33 quelle che complessivamente saranno depennate. Nei piani del Miur la partita doveva essere conclusa entro il 15 dicembre, ma visto che ci sono stati ritardi da parte delle Province la data ultima è stata spostata a fine dicembre. La procedura è stata avviata da un po’, ma l’unica voce che sembra farsi sentire è quella dei presidi che puntano l’indice contro i tagli lineari della Regione. Per Mario Rusconi, che guida l’organizzazione romana dei dirigenti scolastici, uno dei rischi è che «si passerebbe da un estremo al suo opposto: scuole con un corpo studentesco troppo nutrito». «Nessuna scuola per funzionare dovrebbe superare i mille alunni, ma in città ci sono istituti che ne contano anche 1800», ha spiegato Rusconi al Messaggero, sottolineando che «in un momento di crisi economica è giusto tagliare, ma la Regione non deve dimenticare le realtà locali».

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