Il Fmi non capisce che più tasse significa più recessione

4 Lug 2013 19:35 - di Marcello De Angelis

Se ci si trova di fronte a una economia in crescita, dove tutti guadagnano di più, aumentare le tasse può portare più soldi nelle casse dello Stato. Questo lo capisce anche un babbuino. Ma un uomo – che è un babbuino più intelligente – sa che se si lavora di meno, si produce di meno, si guadagna di meno, si consuma di meno e quindi ci sono meno soldi, aumentare la pressione fiscale uccide. Nelle grandi strutture economiche internazionali, dove i funzionari fanno i ragionieri e non gli viene richiesto di riflettere, si analizzano i bilanci degli Stati senza pensare che questi dipendono dai bilanci dei cittadini e delle famiglie. Lo Stato e tutta l’amministrazione pubblica esistono drenando ricchezza che è prodotta dai cittadini che non ne fanno parte, dalle imprese private e dal credito Se la parte di ricchezza che viene tolta a chi la produce è superiore a quella sufficiente ai cittadini per sopravvivere, va tutto a rotoli. Il costo del lavoro fa chiudere le imprese, la gente non lavora, non guadagna, non ha soldi da spendere. Così chiudono anche gli esercizi commerciali, le banche congelano i crediti perché non ci sono garanzie di rientro, cercano investimenti sicuri magari all’estero. Anche i cittadini che hanno riserve economiche le portano via o le investono altrove. Chi vuole continuare a fare l’imprenditore delocalizza. Alla fine, in breve, se nessuno guadagna e si riduce il numero di chi versa tributi inevitabilmente crolla anche il gettito fiscale. Se continui a mungere una vacca senza darle da mangiare alla fine muore. E una volta che te la sei mangiata non hai più né la carne, né il latte. E, francamente, mangiarsi i cittadini per non far dimagrire lo Stato potrebbe apparire un orrore persino a uno come Monti. Ma non ai suoi colleghi, compagni di merende e convegni del Fondo monetario internazionale e altre istituzioni simili. A cui della gente non gliene frega un granché. Né, a dirla tutta, delle nazioni. Anzi, se vanno in bancarotta alla fine ci guadagnano. Quindi, come era un’idiozia aumentare il costo della benzina in un Paese in cui più dell’80% del trasporto avviene su gomma e quindi ne è conseguito un aumento dei costi dei nostri prodotti che non sono più competitivi sul mercato nazionale e meno che mai su quello estero e – siccome anche la benzina si trasporta – alla fine un aumento porta a un altro aumento, è un’idiozia aumentare l’Iva con la conseguenza che diminuiscono i consumi e quindi l’acquisto di oggetti su cui si paga l’Iva perché così il gettito in un primo tempo si impenna, ma subito dopo crolla. In questi giorni tutti gli indici economici stanno virando precipitosamente al negativo: occupazione, consumi, credito. In compenso la pressione fiscale ha raggiunto il record assoluto. Cresce il numero di chi non può pagare l’affitto o il mutuo, figuriamoci l’Imu. E gli effetti delle misure di Monti non sono ancora deflagrate in tutta la loro enormità. Le cose andranno peggio, se non si cambia rotta. Cambiare subito.

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