
Glass Hostaria – Roma
Glass Hostaria
Vicolo del Cinque, 58 – 00153 Roma
Telefono: 06/58335903
Sito Internet: www.glasshostaria.it
Tipologia: ricercata
Prezzi: piatti salati 35/70€, dolci 18€
Chiusura: Lunedì e Martedì, da Mercoledì a Venerdì a pranzo
OFFERTA
Incastonato in una delle vie più turistiche di Trastevere, questo ristorante, guidato dalla chef Cristina Bowerman, da anni propone una cucina di ricerca in una zona dove le osterie di stampo romanesco la fanno da padrone. Piatti sempre molto equilibrati i suoi, ma che solo in alcuni casi lasciano realmente il segno a spiegare un voto, il nostro, sicuramente buono ma non allineato al consensus generale. Oltre alla possibilità di ordinare à la carte, ci sono due percorsi degustazione – Glass e Vegetariano – entrambi di 6 portate a 130€. La nostra esperienza è cominciata con una serie di omaggi della cucina, fra cui segnaliamo l’eccellente sfera di Bloody Mary con gel di sedano, perfetto per predisporre il palato al percorso degustazione, e il maritozzo ripieno di crema pasticcera con olive taggiasche e polvere di capperi. Inizio vero e proprio con la zuppa di granchi e crostacei con brodo freddo di sidro di mele e gelato al corallo della cappasanta, una buona preparazione in cui, tuttavia, non abbiamo trovato riuscito il gioco di temperature con il gelato che andava mortificare gli altri ingredienti. Meglio è andata con la tortilla di mais da mangiare con le mani con cuore di vitello, senape e maionese alla ’nduja, quest’ultima dosata con grande maestria. Si sale ancora di livello con gli spaghetti alla chitarra con beurre blanc, midollo, pesto di alghe e ricci di mare, un piatto di grande incisività ed equilibrio, da apprezzare, come da consiglio del maître, mescolando con cura tutti gli ingredienti. Buoni, ma monocordi al palato, i manti (ravioli aperti di origine turca) ripieni di pecora con salsa di tahina e yogurt, seguiti dal miglior piatto di giornata, la quaglia, con la coscia servita disossata e il petto ripieno dei suoi fegatini con fichi secchi al Marsala, pistacchi di Bronte, demiglace all’umeboshi e bieta, affiancato da una girandola di patate. Appagante pure il dolce, arrivato in tavola senza essere preceduto dal pre dessert, fatto inusuale a questo livello di ristorazione: una golosa mousse di cioccolato bianco, miso, fragole alla brace e aceto di visciole, con una bella nota acida, quanto mai opportuna al termine di un percorso impegnativo. In chiusura un espresso quest’anno ben estratto anche se molto tradizionale, quindi privo di complessità, accompagnato da piccola pasticceria fra cui merita una segnalazione l’ottimo éclair al pistacchio.
AMBIENTE
Passano gli anni ma resta sempre attuale questo locale, merito di un design studiato e raffinato, dalle linee squadrate e materiali moderni che ben si sposano con le travi in legno dell’alto soffitto, talmente alto da permettere un soppalco in cui trovano spazio alcuni tavoli. La mise en place è curata.
SERVIZIO
Più fluido che in passato, rimane comunque preciso e professionale.
Recensione tratta da Roma de La Pecora Nera – ed. 2025 – www.lapecoranera.net