Nizza, la Lamorgese senza un briciolo di vergogna: «Non è colpa mia». E attacca chi “osa” criticarla

30 Ott 2020 12:06 - di Fabio Marinangeli
Lamorgese

Oltre i limiti della decenza. Luciana Lamorgese rompe il silenzio in merito all’attentato di Nizza. Cerca di scaricare le responsabilità e addirittura se la prende con le opposizioni. Il governo, sommerso dalle sue incapacità, non sa più dove aggrapparsi. Le “giustificazioni” della Lamorgese sono paradossali. «Il tunisino», dice parlando al Viminale, «è entrato a Lampedusa tramite uno sbarco autonomo il 20 settembre scorso. Successivamente, il 9 ottobre, è stato destinatario di un decreto di respingimento con ordine del questore di abbandonare il territorio nazionale».

La Lamorgese si arrampica sugli specchi

«Il tunisino che ha assassinato tre persone a Nizza non era stato segnalato né dalle autorità tunisine né risultava segnalato dall’intelligence», continua la Lamorgese a mo’ di scusa. «In passato devo dire che casi analoghi purtroppo si sono verificati. E allora mi chiedo come mai le forze di opposizione, che oggi si sono scusate con la Francia, a cui io manifesto tutta la mia solidarietà, non hanno ritenuto di scusarsi in altri casi gravi che si sono verificati. E parlo degli attentati alla metropolitana di Londra, London Bridge nel 2017 e l’attentato alla Rambla del 17 agosto 2017». Dichiarazione, questa, che ha veramente dell’incredibile.

«Fermiamoci con le polemiche»

«Questo è il momento di fermarci con queste polemiche. Dobbiamo essere vicini a vari paesi europei perché questo è un attacco all’Europa. Non dimentichiamo che Lampedusa, l’Italia, è la porta », aggiunge la Lamorgese. Che passa di nuovo ad attaccare l’opposizione. «Io ho sentito che si parla dei decreti sicurezza che noi avremmo modificato. Ma voglio anche dire che i decreti sicurezza hanno creato insicurezza. 20mila persone sono dovute uscire dall’accoglienza da un giorno all’altro e noi come governo abbiamo fatto un progetto proprio tenendo presente quella che era l’esigenza di sicurezza del nostro paese e non disperdendo tutti sul territorio nazionale. Perché potessero rimanere nei Cas per un periodo limitato ma comunque perché rimanessero sotto i radar della forze di polizia». Acrobatici giri di parole per non scusarsi dei porti spalancati e della mancanza di controlli.

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