Parla il giurista ex Pci
La lezione di Augusto Barbera ai compagni che sbagliano sul referendum: “Voterò sì e nel Pd tanti faranno come me”
“Al referendum voterò sì”. Lo annuncia, in un’intervista al Corriere della Sera, Augusto Barbera, presidente emerito della Corte costituzionale ed ex parlamentare del Pci e poi del Pds. E alla domanda se non teme che gli dicano che, con la sua storia, sta facendo il gioco della destra, risponde: “Qualcuno sicuramente lo pensa, finora nessuno me lo ha detto. È vero invece che dal Pd ho ricevuto diverse chiamate di apprezzamento. Molti in quell’area hanno la mia medesima opinione. Anche se alcuni preferiscono non esporsi”.
Barbera: “Molti nel Pd preferiscono non esporsi, ma voteranno sì al referendum”
“Attualmente – aggiunge nell’intervista al Corriere – giudici e pm sono insieme nel Csm e insieme si giudicano. Per questo è corretto che ci siano due Consigli superiori, uno per i giudici, uno per i pubblici ministeri e un’Alta corte disciplinare. Aggiungo anche che ci sono sistemi, come quello francese, in cui, pur essendo il pm completamente indipendente, il governo può dare indicazioni sulle linee di contrasto al crimine. Purché siano scritte e non attinenti a indagini in corso. Dare direttive generali di politica penale non significherebbe assoggettare il pm: vedi il caso Sarkozy. Inoltre, se stiamo al dettato di questa riforma, è previsto piuttosto un rafforzamento dell’indipendenza del pubblico ministero, considerato anche che viene mantenuta inalterata l’obbligatorietà dell’azione penale”.
“Al Csm non spetta fare politica giudiziaria”
“Le camarille – prosegue Barbera – ci saranno sempre ma l’estrazione è un primo passo significativo per abolire o contenere questo ginepraio di correnti. Per capire quante sono e a chi fanno riferimento sono dovuto ricorrere all’intelligenza artificiale. Il punto da cui partire è che al Csm non spetta fare politica giudiziaria, ma decidere su promozioni, trasferimenti e provvedimenti disciplinari dei magistrati. Inizialmente, a fine anni Sessanta, la divisione in correnti corrispondeva a diverse sensibilità politico culturali. Oggi sono gruppi di pressione che influenzano le carriere”.
“Il mio auspicio è che la gente vada a votare sui contenuti e non pensando di appoggiare il governo Meloni o di farle un dispetto”, conclude il presidente emerito della Corte costituzionale.