
Accordi per 10 miliardi
A Roma il mondo libero per Kiev, Meloni evoca l’Italia del boom economico. Appello ai Volenterosi: restiamo uniti
«Oggi è più che mai cruciale che Kiev avverta che non è sola: questo messaggio è il primo significato di questa Conferenza». Alla fine della prima giornata di lavori è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a ribadire il dato centrale della Ukraine Recovery Conference, in svolgimento a Roma alla Nuvola di Fuksas.
«Una pace apparente a condizioni ingiuste ha sempre vita breve. Per questo – ha ribadito il capo dello Stato – questa guerra riguarda l’intera comunità internazionale. Far prevale il diritto internazionale riflette il comune sentire dell’umanità, non è un esercizio astratto e utopico».
Meloni evoca per l’Ucraina il miracolo italiano
Davanti agli oltre 8mila partecipanti al centro congressi dell’Eur, la premier Giorgia Meloni evoca il «miracolo economico» italiano per Kiev. E lo offre come modello per la ricostruzione dell’Ucraina. Poi collegandosi per la call dei Volenterosi, a Londra, la premier italiana serra le fila: «L’unità dell’Occidente è fondamentale» sottolinea, perché «quanto facciamo noi europei e quanto fa Trump è complementare per costruire una pace giusta e duratura».
Nel centro congressi dell’Eur, per la conferenza che punta a reperire fondi, investimenti, e organizzare la rinascita dell’Ucraina dopo il conflitto («Dobbiamo saper immaginare ora una Ucraina ricostruita, libera, prospera», dice il presidente del Consiglio), sono tanti i leader europei accorsi.
Dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, al presidente albanese Edy Rama, che ripete il “rito” dell’inginocchiamento di fronte alla premier italiana, dallo spagnolo Pedro Sanchez al polacco Donald Tusk, dal cancelliere tedesco Friedrich Merz al premier dei Paesi Bassi Dick Schoof, dal presidente del Consiglio europeo Antonio Costa al vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto. Presente anche Keith Kellogg, inviato speciale di Trump, quest’ultimo ricordato da Meloni anche a Macron e Starmer, come ‘new entry’ che l’Italia ha tanto voluto.
Duecento accordi per l’Ucraina del valore di 10 miliardi
Il primo giorno si è chiuso con oltre 200 accordi firmati per un valore di oltre 10 miliardi di euro si è chiuso. Presenti oltre 8.300 partecipanti, fra cui un centinaio di delegazioni ufficiali, con 15 capi di Stato e governo e una quarantina di ministri degli Esteri. Hanno preso parte anche una decina di commissari europei, circa 40 organizzazioni internazionali e 2mila rappresentanti di aziende, di cui 500 italiane.
Zelenksy: per l’Ucraina serve un piano Marshall
Il presidente ucraino Zelensky ha sottolineato l’importanza di un piano di ripresa simile al piano Marshall, che fu determinante per il rilancio economico dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale. «Abbiamo bisogno di un piano coeso e chiaro di ripresa, simile al piano Marshall, perché dopo un’aggressione su larga scala abbiamo bisogno di una ripresa su larga scala. Noi contiamo sull’Italia che sarà molto attiva su questo percorso». Aggiungendo che «la Russia sta bloccando ogni sforzo di pace e Putin ha respinto tutte le proposte di cessate il fuoco, inclusa quella avanzata dagli Stati Uniti».
Dal palco della conferenza, Meloni ha garantito l’impegno del governo, sottolineando che l’Italia «è dalla parte dell’Ucraina. Non la lasceremo sola, né oggi né domani», ricordando che «noi siamo quel popolo che sulle macerie della Seconda guerra mondiale ha costruito il miracolo economico degli anni Sessanta, mi piace pensare che questa conferenza possa essere il punto di partenza per il miracolo economico dell’Ucraina, che costruiremo insieme».