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Paloma Faith, Brian Eno e Paul Weller sono tra i testimonial di Together

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Vip di tutto il mondo unitevi contro “l’estrema destra”: a Londra nasce Together, l’ultima associazione di “buoni” à la page

L'iniziativa si presenta come risposta alle manifestazioni di popolo contro l'immigrazione incontrollata e predica «l'amore» contro «la divisione e il razzismo», ma il suo obiettivo è politico ed è dichiarato

Politica - di Dalila Di Dio - 21 Dicembre 2025 alle 09:14

Un’alleanza contro l’estrema destra per unire le nostre comunità nell’«amore», nella «speranza» e nell’«unità»: è questa la descrizione di Together against the far right, l’ultima trovata della sinistra britannica vip che serra le fila per lanciare «un messaggio di speranza contro la paura» e al traino di nomi noti al pubblico britannico e non solo – come Brian Eno – annuncia una marcia a Londra per il prossimo 28 marzo: la marcia dei buoni, ça va sans dire, in risposta a quella che lo scorso settembre ha visto sfilare 150mila persone contro l’immigrazione selvaggia e incontrollata, nel corso dell’evento Unite for the Kingdom.

Nel Regno Unito sinistra vip contro le proteste di popolo

In quell’occasione, nei confronti del capofila Nigel Farage e dei liberi cittadini che decisero di aderire fioccarono le accuse di razzismo da parte dei benpensanti che continuano a negare l’evidente emergenza sicurezza che imperversa in Europa, a causa delle politiche di accoglienza indiscriminata che i progressisti hanno promosso negli ultimi anni: il problema della sicurezza nelle maggiori città europee è solo una questione di percezione e, comunque, non ha nulla a che vedere con il fenomeno, ormai fuori controllo, dell’immigrazione. Parola di progressista doc. Insomma, le stazioni ostaggio di immigrati, gli stupri e la metà dei reati violenti commessi da chi, per esempio in Italia, rappresenta solo il 9% della popolazione, sono frutto dell’immaginazione degli xenofobi di matrice fascista che proiettano sul diverso le loro paranoie. Come sempre, da una parte i buoni, dall’altra i cattivi.

A destra gli oscurantisti odiatori, a sinistra gli illuminati portatori di speranza e amore: amore per tutti, tranne che per i propri popoli, le proprie tradizioni, la propria identità. Che brutta parola l’identità, così divisiva, così retrò. Doveroso cancellarla in nome dell’accoglienza, non sia mai che chi entra, troppo spesso clandestinamente, in Europa si senta obbligato a rispettare la nostra cultura, le nostre leggi e il nostro modo di vivere. Via il crocifisso, via il presepe, via il Natale, via tutto ciò che può urtare la sensibilità dei “nuovi europei”. Chi rivendica il diritto dell’Europa a difendere e conservare le proprie radici e la propria identità è solo un odiatore: mescolare e mescolarsi, fino a farsi cancellare, è questo il mantra.

La linea restrittiva del laburista Starmer non pervenuta

Un approccio folle che, dopo l’accelerazione dell’ultimo decennio, comincia a mostrare tutte le sue crepe, tanto che persino il premier laburista Keir Starmer (pur con le dovute prese di distanza da Farage) e il socialista Scholz (predecessore dell’attuale Cancelliere tedesco Merz) hanno dovuto ammettere la necessità di un deciso cambio di rotta sul tema dell’accoglienza, convergendo sulle posizioni italiane. E non importa che in tutta Europa stiano proliferando movimenti pro remigrazione, che raccolgono il malessere di centinaia di migliaia di cittadini spettatori impotenti del degrado in cui sono sprofondate le grandi metropoli – ma non solo – in lungo e in largo per il continente. Non importa che i dati siano cristallini sull’incidenza degli stranieri nella commissione dei reati, non importa che si sia costretti a cancellare le celebrazioni del capodanno a Milano, come a Parigi, per paura di disordini o per il timore che si verifichino episodi di Taharush Gamea a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, nel silenzio delle femministe troppo impegnate contro il maschio bianco. Non importa che persino a Londra, nella più multiculturale delle capitali europee che ha eletto un sindaco musulmano, Sadiq Khan, già nel 2016, la misura sia colma al punto che la gente scende in piazza a manifestare la propria volontà di riprendersi la propria casa.

I soliti tic della sinistra

Di fronte a tutto questo, la sinistra continua imperterrita a predicare un modello di accoglienza che sta minando dalle fondamenta la tenuta delle nostre società e chi chiede una stretta al flusso incontrollato di persone la cui sola prospettiva è bivaccare per le strade delle nostre città senza un lavoro, senza una casa, senza alcuna possibilità di sfuggire a un destino di delinquenza e di degrado è un pericoloso razzista e va messo all’angolo. Il sottotesto della narrazione progressista è che, in fondo, se delinquono la colpa è nostra, perché non siamo abbastanza accoglienti e quindi dobbiamo fare ammenda e imparare dai nostri errori. Magari lasciando il passo: «Se a Molenbeek per voi la situazione è invivibile, allora cercatevi un altro posto, andatevene via», ha risposto, irridendo la platea, Saliha Raïss, consigliera comunale islamica e socialista nella capitale belga.

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di Dalila Di Dio - 21 Dicembre 2025