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Trieste e la rotta indo-mediterranea: l’Italia mette a fuoco la sua strategia per l’Imec

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Trieste e la rotta indo-mediterranea: l’Italia mette a fuoco la sua strategia per l’Imec

Antonio Giordano: «L’India–Middle East–Europe Economic Corridor deve diventare un’autostrada commerciale, un grande veicolo non solo di commercio ma di benessere e di cultura di evoluzione sociale»

Esteri - di Alice Carrazza - 6 Dicembre 2025 alle 20:21

A Trieste, città che da secoli vive sul margine e sul confine, è andato in scena un incontro che ha messo insieme politica, imprese e diplomazia con un obiettivo preciso: trasformare l’Imec da visione teorica a infrastruttura viva. Il Trieste Summit — rete di imprenditori ed accademici molto attivi nella regione — ha raccolto il presidente del Friuli Venezia Giulia, ministri come Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ed Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, oltre a numerosi parlamentari, ambasciatori e rappresentanti europei.

Un summit che cambia il baricentro geopolitico

Nell’occasione è stato presentato anche il gruppo interparlamentare Imec promosso da Paolo Formentini, deputato e vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, e da Antonio Giordano, deputato e segretario generale del Partito dei conservatori e riformisti Europei, con la partecipazione dei membri: il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata; il senatore Marco Dreosto; la deputata Isabella De Monte; la senatrice Tatjana Rojc. Una convergenza trasversale che dà alla rotta indo-mediterranea un profilo istituzionale ormai consolidato.

Trieste come nodo naturale della nuova rotta

Sul palco si sono alternati amministratori, manager e studiosi. Un mosaico eterogeneo ma unito da un filo comune: la convinzione che l’Imec non sia un’opzione, bensì un percorso da sostenere perché “fa bene all’Europa, fa bene all’Italia e farà bene a Trieste”, come più interventi hanno ribadito. L’Adriatico non è periferia: è il punto in cui passa il traffico globale del presente e quello che potrebbe passare domani.

Ciriani e Rixi: il Mediterraneo non può essere aggirato

Nei saluti istituzionali, il ministro Luca Ciriani ha richiamato la tradizione della città come crocevia naturale dei popoli, mentre il viceministro Edoardo Rixi ha invitato l’Europa a non rischiare «di spostare i traffici favorendo altri attori internazionali». Un monito che riflette il timore di un Mediterraneo scavalcato da rotte africane o artiche.

Terzi: la chiave geopolitica è l’India

Sul piano geopolitico, il senatore Giulio Terzi di Sant’Agata ha indicato l’elemento che sta ridefinendo gli equilibri globali: «L’India». Una potenza che «è grande realtà demografica, economica, politica», destinata a condizionare i prossimi vent’anni, sostenuta da una crescita «salita dell’8,2%» nell’ultimo trimestre.

Giordano: cosa succede senza Imec

È stato il deputato Antonio Giordano a porre la domanda cardine: «Cosa succede se noi non facciamo Imec?».
La sua risposta è netta: rotte africane sempre più competitive, rotte artiche pronte a sottrarre traffici, merci che rischiano di non toccare più i porti mediterranei.
Da qui l’indicazione strategica: «questa deve diventare un’autostrada commerciale».
Un’autostrada — ha spiegato — che non sarà solo «un grande veicolo non solo di commercio ma di benessere e di cultura di evoluzione sociale», ma una rete resiliente che, «così come quando fu concepito Internet», non si blocca mai per la caduta di un singolo nodo.

Talò: dal corridoio alla rete

Subito dopo, Francesco Talò, inviato speciale del Governo per l’Imec, ha colto questa visione: «Ormai non parliamo più di un corridoio, ma di una rete». Una rete che rende la rotta indo-mediterranea non un’infrastruttura isolata, ma un sistema in grado di distribuire stabilità lungo l’intero asse Mediterraneo-Golfo-India.

Una scelta di campo per l’Italia

Con Imec l’Italia tornerà a parlare la lingua del mare e della geopolitica, scegliendo di essere al centro delle reti globali e non ai loro margini.

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di Alice Carrazza - 6 Dicembre 2025