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Siamo al terzo posto nel mondo per riserve auree: FdI vuole ribadire che l’oro di Bankitalia appartiene al popolo
L’oro della Banca d’Italia torna al centro del dibattito politico dopo la presentazione di un emendamento di Fratelli d’Italia alla legge di Bilancio 2026, che mira a sancire che le riserve auree appartengono al popolo italiano. La proposta, che ha acceso polemiche e malintesi, in realtà ribadisce un principio che in altri Paesi è già scritto nella legge, ma in Italia non è mai stato esplicitato formalmente.
Il valore delle riserve auree italiane
L’Italia detiene 2.452 tonnellate d’oro, pari a circa 280 miliardi di euro, rendendola il terzo Paese al mondo per riserve auree dopo Stati Uniti e Germania. La maggior parte di quest’oro è custodita nei caveau della Banca d’Italia e in banche centrali estere, come quelle di Stati Uniti, Svizzera e Regno Unito. Queste riserve hanno una funzione strategica: rafforzano la fiducia nel sistema finanziario e nella moneta unica.
Il ruolo dell’Eurosistema e della BCE
Dal 1999, la Banca Centrale Europea (BCE) e le banche centrali nazionali, tra cui la Banca d’Italia, gestiscono le politiche monetarie nell’area euro. Il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea stabilisce che le banche centrali detengono e gestiscono le riserve ufficiali degli Stati membri, ma non ne definisce esplicitamente la proprietà. Il dibattito attuale nasce proprio da questa lacuna normativa italiana.
Chi possiede realmente l’oro?
Il capitale della Banca d’Italia è detenuto da banche, assicurazioni, fondazioni e fondi pensione, molti dei quali controllati da gruppi stranieri. Questo solleva il rischio che soggetti privati possano rivendicare diritti sulle riserve auree, che invece dovrebbero essere patrimonio pubblico. In Paesi come Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Giappone, la proprietà delle riserve auree è invece esplicitamente statale, mentre la banca centrale ne cura solo la gestione tecnica.
Non viola i trattati europei o l’indipendenza di Bankitalia
Molti hanno sostenuto che l’emendamento leda l’indipendenza della Banca d’Italia o violi i trattati europei, ma non è così. Il Trattato UE non parla di proprietà, ma di detenzione e gestione. La BCE stessa ha confermato che la questione della proprietà non è disciplinata dai trattati, lasciando agli Stati la possibilità di chiarirla nelle proprie leggi. L’emendamento di Fratelli d’Italia, quindi, è compatibile con l’ordinamento europeo e serve a tutelare la ricchezza del popolo italiano.
La posizione di Fratelli d’Italia
Secondo Fratelli d’Italia, la norma è necessaria per evitare speculazioni e garantire che le riserve auree non possano mai finire nella disponibilità di soggetti privati. L’emendamento non intende mettere in discussione il ruolo della Banca d’Italia né il suo operato, ma solo chiarire la titolarità delle riserve. La levata di scudi di questi giorni appare quindi fuori luogo, visto che la proposta è coerente con la prassi di altri Paesi europei e non minaccia né la stabilità né l’indipendenza della Banca centrale.
Detto in parole semplici, la proposta di Fratelli d’Italia vuole tutelare il patrimonio nazionale, ribadendo che l’oro della Banca d’Italia è di proprietà del popolo italiano, proprio come avviene in altre nazioni avanzate. Un passo di buon senso, non una rivoluzione, ma un’utile garanzia per la sicurezza delle riserve del Paese.