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Centocelle cellula Hamas Roma

La regia di Abu Omar

Roma, capitale della beneficenza ad Hamas: scoperta la ‘cellula’ di Centocelle, centro di raccolta del denaro

Dalla base di Centocelle agli eventi nel centro storico, il ruolo di associazioni, intermediari e contatti internazionali nella rete di raccolta fondi finita al centro dell’inchiesta della Procura di Genova

Cronaca - di Alice Carrazza - 29 Dicembre 2025 alle 10:44

Roma non era una periferia dell’inchiesta, ma un nodo operativo. Mentre l’attenzione pubblica si concentrava su Genova e Milano, la Capitale offriva alla cosiddetta «cellula italiana di Hamas» una base stabile, discreta, perfettamente inserita nel tessuto urbano. Un retroterra silenzioso, funzionale, lontano dai riflettori… paradossalmente.

Centocelle centro islamista

Il baricentro era a Centocelle, in via degli Aceri 116 nello specifico, rivela Il Messaggero: un indirizzo che, secondo gli atti, funzionava come punto di raccolta della zakat, l’offerta religiosa dei fedeli musulmani e non solo. Denaro che, nelle intenzioni dichiarate, avrebbe dovuto alleviare le sofferenze della popolazione palestinese; ma che, per la Procura di Genova, «confluiva nelle casse di Hamas».

La regia romana

La filiera capitolina porta a un nome preciso: Mohammad Suleiman Mousa Ahmad, noto come Abu Omar. Non figura tra i nove destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare — sette in carcere, due latitanti all’estero — ma il suo ruolo emerge con chiarezza. Il gip del Tribunale di Genova, Silvia Carpanini, scrive che «è stato dipendente, in pianta stabile dal 2018 al 2023, della Abspp Odv (Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese) da cui risulta aver percepito redditi da lavoro dipendente».

L’Abspp è una delle tre associazioni che, secondo la ricostruzione dei pm, «si occupavano della raccolta e dell’invio, direttamente o indirettamente, a esponenti» delle milizie armate.

Dal dicembre 2023 Abu Omar è sottoposto a intercettazioni. L’ordinanza lo descrive come figura di rilievo nella comunità islamica romana, «spesso come portavoce della Moschea Al Huda, in via dei Frassini a Centocelle». I contatti registrati non si fermano all’ambito associativo: «Sono infatti stati registrati contatti, ad esempio, con dipendenti delle ambasciate di Iran e Sudafrica relativi all’organizzazione di incontri tra esponenti dell’associazione e i relativi ambasciatori». E ancora: «Abu Omar è anche impegnato, con rango di rilievo, nell’organizzazione di incontri e pubblicizzazione delle attività dell’associazione nella zona di Roma».

Il meccanismo delle donazioni

Il sistema di raccolta appare ordinato, quasi burocratico. «Le somme raccolte nei vari eventi vengono concentrate presso la sede romana dell’associazione (ossia quella non dichiarata di via degli Aceri), mensilmente registrate su un prospetto digitale e successivamente consegnate a Sulaiman Hijazi, che provvede a portarle presso la sede di Milano». Una filiera che suscita tensioni interne: i vertici, si legge negli atti, «ripetutamente criticano la gestione di Abu Omar e il suo modo di tenere i conti e constatano ammanchi».

Il “convoglio della pace”

Quando Mohammad Hannoun, indicato come capo della cellula italiana e accusato di far parte di un’associazione con finalità di terrorismo, viene inserito nella black list degli Stati Uniti, la struttura si riorganizza. «Si rende necessario usare nuovi canali per la raccolta dei fondi, utilizzando terze persone».

È in questo contesto che nasce l’iniziativa denominata «II convoglio della pace per Gaza», presentata in conferenza stampa e programmata per il 22 febbraio 2024 nella sala della Parrocchia di piazza San Lorenzo in Lucina, nel cuore della Capitale. L’evento viene bloccato in extremis dal Vicariato di Roma, ma l’apparato logistico e finanziario risulta già predisposto.

Per le donazioni viene pubblicizzato un iban intestato a Modestino Preziosi, ultramaratoneta italiano che, secondo gli atti, «non presenta alcuna dichiarazione fiscale dal 2008» ed è stato «un agente di sicurezza di una società francese, la Gippi Global Protection Ltd». Lo stesso Hannoun lo indica su Facebook come «testimonial e garante del convoglio umanitario».

La giornalista indagata

Nell’elenco degli oltre venti indagati compare anche un nome del giornalismo militante: Angela Lano, 62 anni, direttrice della testata online InfoPal. La sua abitazione viene perquisita. Secondo il gip, Lano «svolge attività propagandistiche e di sostegno all’attività di ABSPP, ricevendo da quest’ultima finanziamenti stabili». La cifra è puntuale: 2.800 euro al mese, che, dopo la chiusura dei conti dell’associazione, vengono corrisposti in contanti.

Un’intercettazione del 17 ottobre chiude il quadro. Abu Falastine, uno degli arrestati, consegna alla giornalista qualcosa da custodire — «forse dati contenuti su un supporto digitale», annotano gli inquirenti — nel timore di perquisizioni imminenti. «Ti porti questo anche perché domani arrivano qui e portano tutto, eh!». Alla considerazione della Lano che possano andare anche a casa sua, Abu Falastine reagisce ridendo e suggerisce di lasciare tutto al vicino.

È in questi passaggi, più che nelle dichiarazioni ufficiali, che Roma emerge come teatro del terrore: un luogo dove beneficenza dichiarata, diplomazia informale e propaganda si intrecciano in una trama che gli investigatori definiscono operativa, strutturata, tutt’altro che marginale.

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di Alice Carrazza - 29 Dicembre 2025