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Pope Leo during the visit to the staff and patients of the “De la Croix” Hospital in Jal Ed Dib, Lebanon, 2 December 2025. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Pope Leo during the visit to the staff and patients of the “De la Croix” Hospital in Jal Ed Dib, Lebanon, 2 December 2025. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

L’appello del Santo Padre

Papa Leone in Libano, ultima tappa al porto di Beirut: “Questa terra unisce le religioni”

"Quanto si vive in questo luogo è un monito per tutti: non possiamo dimenticarci dei più fragili, non possiamo immaginare una società che corre a tutta velocità, ignorando tante situazioni di povertà e di fragilità", ha detto il pontefice in visita all’ospedale della Croix, a Jal ed Dib

Esteri - di Alice Carrazza - 2 Dicembre 2025 alle 11:12

La chiusura della visita apostolica di Papa Leone XIV in Libano cade come un ultimo raggio in una giornata che il Paese vive con un misto di attesa e speranza. Beirut sembra trattenere il fiato, mentre le auto bianche del corteo papale attraversano i quartieri screpolati dal tempo e dalle crisi. Qui, dove sunniti, sciiti, alauiti, drusi e cristiani condividono lo stesso lembo di terra, il Pontefice ripete il suo appello a “superare la violenza”. È un monito che rimbalza tra moschee e campanili, e che suona come un avvertimento e una promessa allo stesso tempo.

Le tappe finali: il dolore messo a nudo

La mattina si apre all’ospedale della Croix, a Jal ed Dib, struttura modesta eppure simbolica, dove una trentina di suore si prende cura di circa ottocento pazienti con disabilità fisiche e psichiatriche, molti dei quali minori abbandonati. «Quanto si vive in questo luogo è un monito per tutti, per la vostra terra ma anche per l’intera umanità: non possiamo dimenticarci dei più fragili, non possiamo immaginare una società che corre a tutta velocità aggrappandosi ai falsi miti del benessere, ignorando tante situazioni di povertà e di fragilità». Poi aggiunge: «Il grido dei poveri ci interpella».

Davanti ai malati, Leone XIV sembra scegliere la via più umana: “Siete nel cuore di Dio nostro Padre. Egli vi porta sul palmo delle sue mani, vi accompagna con amore, vi offre la sua tenerezza attraverso le mani e i sorrisi di chi si prende cura della vostra vita. A ciascuno di voi oggi il Signore ripete: ti amo, ti voglio bene, sei mio figlio! Non dimenticatelo mai».

La seconda parte della mattina è il porto di Beirut, cicatrice ancora aperta del 4 agosto 2020. Il Pontefice prega in silenzio nel punto esatto della detonazione che uccise 218 persone, ferì più di 7mila e lasciò 300mila residenti senza casa. Un luogo che i libanesi vivono come un altare di dolore e un promemoria della propria vulnerabilità. Le famiglie delle vittime stringono le foto dei loro cari come scudi contro l’oblio. Attorno, le strutture sventrate ricordano ciò che 2750 tonnellate di nitrato d’ammonio, lasciate incustodite per anni, sono state capaci di fare. La scossa, registrata come un evento sismico di magnitudo 3,3, continua ancora oggi a vibrare sotto pelle.

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di Alice Carrazza - 2 Dicembre 2025