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epa12196984 US President Donald J. Trump speaks during a press conference after the NATO Summit at the World Forum in The Hague, The Netherlands, 25 June 2025. The Netherlands, for the first time in NATO’s history of existence, is hosting a NATO summit. EPA/REMKO DE WAAL
epa12196984 US President Donald J. Trump speaks during a press conference after the NATO Summit at the World Forum in The Hague, The Netherlands, 25 June 2025. The Netherlands, for the first time in NATO’s history of existence, is hosting a NATO summit. EPA/REMKO DE WAAL

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Operazione verità: sul sito della Casa Bianca Trump smonta le fake news di alcuni giornali

Tutte le pecore nere del giornalismo. «Hanno travisato l’appello del presidente Trump affinché i membri del Congresso fossero ritenuti responsabili per aver incitato alla sedizione, affermando che egli avesse invocato la loro ‘esecuzione»

Esteri - di Alice Carrazza - 1 Dicembre 2025 alle 09:05

A un mese dallo scandalo della Bbc — finito al centro della bufera per la manipolazione certa di un video del discorso di Donald Trump, episodio che aveva fatto infuriare la Casa Bianca, tanto da definire l’emittente britannica «una macchina di propaganda di sinistra» — l’amministrazione americana passa ai fatti. L’obiettivo? Rimettere un argine a testate che, nel fervore di sostenere una narrativa politica, sembrano aver smarrito la prudenza elementare del mestiere. Così, compare la lista dei “trasgressori” sul sito ufficiale della White House.

Casa Bianca all’attacco dei media progressisti

È un vero e proprio registro aggiornato settimanalmente con articoli giudicati “falsi e fuorvianti”, corredato da link e da una scheda che riassume omissioni, distorsioni e forzature contestate. A seguire, una Hall of Shame, la galleria della vergogna, e una classifica delle testate che — secondo l’amministrazione — collezionano il maggior numero di episodi discutibili.

A capo della lista nera c’è il Washington Post, seguito da Msnbc (oggi Ms Now), Cbs News, Cnn, New York Times, Politico e persino il Wall Street Journal. Una costellazione di nomi che per anni si sono presentati come presidio di autorevolezza, ma che ora si ritrovano accusati di aver abdicato al rigore per inseguire un’agenda politica.

La tensione non è solo simbolica. Alcuni giornalisti di queste testate hanno perfino restituito l’accredito del Pentagono dopo che il dipartimento della Difesa aveva proposto un protocollo per limitare la pubblicazione a notizie “autorizzate”: un terremoto istituzionale che mette in scena il conflitto tra potere politico, apparati e informazione. Quest’ultima, meglio conosciuta come “Quarto potere”.

Il caso che ha acceso la miccia

Il primo “Media Offender of the Week” la pecora nera dei media — è toccato a Boston Globe, Cbs News e al britannico The Independent. L’accusa: «Hanno travisato l’appello del presidente Trump affinché i membri del Congresso fossero ritenuti responsabili per aver incitato alla sedizione, affermando che egli avesse invocato la loro ‘esecuzione».

La Casa Bianca puntualizza: «I democratici e i media di fake news hanno insinuato in modo sovversivo che il presidente Trump avesse impartito ordini illegali ai membri delle forze armate. Ogni ordine impartito dal presidente Trump è sempre stato legittimo. È pericoloso che membri del Congresso in carica incitino all’insubordinazione nelle forze armate degli Stati Uniti, e il presidente Trump ha chiesto che siano ritenuti responsabili».

Al centro dello scontro c’è la sequenza di post pubblicati da Trump su Truth, dopo che sei membri democratici del Congresso avevano invitato i militari a «disobbedire a ordini illegali». Nel flusso di messaggi compariva anche l’espressione «pena di morte», sebbene non associata direttamente ai dem. Uno spazio interpretativo che ha alimentato letture opposte.

Così certa stampa, come Repubblica, che fa? Si affida all’oracolo: chiede all’intelligenza artificiale. E questa risponde: «Trump ha scritto che i democratici che ‘incitano i militari a disobbedire’ commettono ‘sedizione/alto tradimento’ e in uno dei post ha aggiunto ‘pena di morte’». Il punto è che l’Ai è pur sempre una macchina che si limita a riconoscere parole: l’interpretazione dovrebbe essere compito dei giornalisti, non degli algoritmi. E qualcuno, a questo punto, avrebbe buon gioco a chiedere: ‘Allora voi, a cosa servite?’

Una mossa che chiarisce il campo di battaglia

Nel quadro complessivo degli ultimi mesi, l’iniziativa appare come una risposta politica che non teme lo scontro diretto. Una Casa Bianca che, dopo l’episodio Bbc, ha scelto di segnalare apertamente chi ritiene affidabile e chi, a suo avviso, ha superato il confine che separa l’informazione dal “milizianesimo mediatico”.

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di Alice Carrazza - 1 Dicembre 2025