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Col governo Meloni lo spread è sceso di 176 punti. Unimpresa: sotto i 70 punti vale un “tesoretto” da 17 miliardi

Il valore della stabilità

Lo spread spiegato facile: sotto i 70 punti porta un “tesoretto” da 17 miliardi in due anni. L’analisi di Unimpresa

Il centro studi dell'Unione nazionale delle imprese calcola quanto si risparmia con il minor costo del debito. Tradotto in termini politici vuol dire quanto si risparmia e, dunque, si può utilizzare per investire grazie alla stabilità e alla credibilità del governo Meloni

Economia - di Agnese Russo - 6 Dicembre 2025 alle 18:06

Se ne parla tantissimo e, giustamente, con soddisfazione. Ma per l’Italia cosa significa, concretamente e spiegato a chi non mastica di finanza, mantenere uno spread ai minimi, come sta avvenendo col governo Meloni? A rispondere ci ha pensato il Centro studi di Unimpresa, traducendo in soldi i dati del differenziale tra Btp e Bund: lo spread sotto 70 punti significa avere a disposizione fino a 17 miliardi di euro in più in due anni, quasi una finanziaria, considerando che la manovra di quest’anno si attesta a 18,7 miliardi. Facendo un ulteriore passo indietro e andando alle ragioni politiche di un dato così basso, si può dire che quei 17 miliardi sono un “guadagno” diretto portato all’Italia dalla stabilità e dalla credibilità del governo.

Unimpresa: con lo spread sotto i 70 punti un “tesoretto” da 17 miliardi

Lo studio dell’Unione nazionale delle imprese ha aggiornato le precedenti stime in base alle condizioni dei mercati delle ultime settimane e, dunque, alla discesa dello spread tra Btp e Bund fino a 69 punti base. Facendo la proiezione di uno standard sotto i 70 punti base sui prossimi due anni, il risultato è che i risparmi sulla spesa per interessi si possono attestare fino a 17 miliardi, distribuiti in 6-7 miliardi per il 2026 e 9-10 per il 2027, grazie all’effetto cumulativo del rifinanziamento dei titoli in scadenza. Complessivamente, un “tesoretto” potenziale per il biennio 2026-2027.

Dai tempi di Draghi il differenziale tra Btp e Bund è sceso del 72%

La valutazione si fonda su uno scenario in cui lo spread si mantiene intorno ai 70 punti base e il Tesoro continua a collocare ogni anno circa 500 miliardi di euro di titoli di Stato tra nuove emissioni e rinnovi. Il confronto con i picchi del 2022-2023, quando il differenziale superava stabilmente i 200 punti base e il rendimento del decennale italiano viaggiava in area 4,5-5%, mette in evidenza una compressione superiore ai 130-150 punti base: una dinamica che, tradotta in termini di costo medio del debito, consente di stimare un avvicinamento dal 3,3% verso il 2,9-3%, liberando spazi significativi per la gestione dei conti pubblici. Dal 2022, quando al governo c’era Mario Draghi come premier, il divario tra Italia e Germania si è ridotto di 176 punti base pari a un calo del 72%.

Longobardi: «L’Italia ha un margine di manovra impensabile fino a poco tempo fa»

«Ci sono risorse importanti a cui attingere per poter investire sulla crescita economica, finanziare l’abbassamento delle tasse per famiglie e imprese, dare sostegno a chi è in difficoltà», ha commentato il presidente di Unimpresa Paolo Longobardi, sottolineando che «la discesa dello spread a 69 punti base rafforza questa prospettiva e offre al Paese un margine di manovra che fino a poco tempo fa sembrava impensabile». Longobardi ha comunque mantenuto invitato a non considerare «il rischio-Paese sia definitivamente alle nostre spalle», perché nonostante «la credibilità dimostrata dall’Italia nella gestione dei conti pubblici» e il fatto che «il governo guidato da Giorgia Meloni ha finora mantenuto una linea di disciplina di bilancio che i mercati riconoscono», resta «il peso strutturale di un debito molto elevato e di una crescita potenziale ancora troppo bassa. Per questo il segnale positivo dello spread va letto con prudenza: è un’opportunità da cogliere per ridurre il debito e sostenere lo sviluppo, non una garanzia a tempo indeterminato».

Secondo il Centro studi di Unimpresa, la riduzione dello spread tra Btp e Bund ai minimi da oltre quindici anni non rappresenta solo un indicatore di fiducia per gli investitori, ma un fattore concreto di stabilizzazione del bilancio pubblico.

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di Agnese Russo - 6 Dicembre 2025