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L’inchiesta su Hannoun manda nel panico la sinistra, FdI chiede due informative a Piantedosi e Tajani

Hamas e sinistra

L’inchiesta su Hannoun manda nel panico la sinistra, FdI chiede due informative a Piantedosi e Tajani

Politica - di Luigi Albano - 28 Dicembre 2025 alle 19:42

“Fratelli d’Italia ha chiesto un’informativa urgente al ministro Piantedosi per riferire di una faccenda dai contorni sconcertanti”. La richiesta nell’aula di Montecitorio è stata formulata da Sara Kelany, che ha ricordato come Hannoun, il presidente dell’Associazione palestinesi, è stato “arrestato per reati gravissimi: terrorismo, eversione, l’ordinanza dice che questo soggetto sarebbe organico ad Hamas e che l’avrebbe foraggiata con milioni di euro. FdI da anni segnala la pericolosità di questo soggetto – ricorda la deputata – osannato e coccolato da esponenti di Pd, Avs e Cinque stelle. “Per questo chiediamo al ministro dell’Interno di riferire i contorni dell’indagine e di come questa possa toccare la sicurezza dei cittadini che per noi resta bene imprescindibile”.

Poco dopo, è intervenuto il collega di partito Giovanni Donzelli chiedendo che sia il responsabile della Farnesina a riferire: “Chiedo una informativa al ministro degli Esteri, Antonio Tajani”, ha spiegato Donzelli: “Capisco il nervosismo dell’opposizione visto che Hannoun andava a spasso per l’Europa con la parlamentare Ascari. E’ emerso un flusso di denaro importante che dall’Italia è uscito in modo irregolare e questo potrebbe avere complicato i rapporti internazionali dell’Italia, come chi – come la deputata Boldrini – si faceva fotografare nei locali di questa Camera assieme ad Hannoun. La superficialità delle opposizioni potrebbe impattare sull’immagine internazionale dell’Italia”.

Sono 25, a oggi, gli indagati nell’inchiesta della Dda di Genova che indaga sui finanziamenti ad Hamas. Sabato sono scattate nove misure cautelari, di cui sette in carcere, nei confronti di soggetti che secondo la procura di Genova e la procura nazionale antimafia e antiterrorismo avrebbero finanziato l’organizzazione terroristica palestinese. Tra gli arrestati, il leader dei palestinesi in Italia Mohammad Hannoun. Alcuni suoi familiari, la moglie e i suoi due figli figurano invece tra i 25 indagati che, secondo gli investigatori, avrebbero giocato un ruolo nei finanziamenti ad Hamas.

Tra i 25 indagati una giornalista attivista No Tav

Indagata, secondo quanto riporta La Stampa, anche la giornalista Angela Lano, direttrice dell’agenzia di stampa ‘Infopal‘ sul cui sito viene confermata la perquisizione avvenuta ieri a casa di Lano. “Ieri – si legge in un comunicato sulla homepage a titolo ‘Siamo sotto Regime Totalitario: perquisita la casa della nostra Direttrice’ -, con un mandato di perquisizione della procura di Genova, gli agenti della Digos hanno sequestrato i computer e i cellulari dalla direttrice di InfoPal. La libertà di informazione sulla Palestina e sui crimini di Israele è ormai proibita in Italia. Le vittime sono perseguite e i carnefici dettano legge. Tuttavia, abbiamo piena fiducia nella magistratura italiana”. Per gli arrestati, gli interrogatori di garanzia davanti alla giudice Silvia Carpanini dovrebbero svolgersi martedì.

C’è inoltre una serie di file cancellati nei computer dell’organizzazione italiana che, secondo le indagini della Dda, ha inviato milioni di euro ad Hamas. Si tratta di possibili prove del sottobosco degli affiliati europei ai combattenti islamici, che sono state cancellate da oltre due anni. Ma che potrebbero essere ancora nelle mani di una persona, un loro “amico di fiducia”.

Un elemento che fa presagire nuovi sviluppi nell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e della Procura di Genova. E gli investigatori, anche grazie ad un’attività sotto copertura che ha consentito di violare i server delle associazioni, hanno anche provato a ricostruire il percorso del flusso di soldi destinato alle brigate di Al Qassam – e almeno in un caso anche per Hezbollah – che circolava a volte sui camion umanitari. Dalle intercettazioni contenute nelle carte emerge che, per la paura di essere scoperti e arrestati, da tempo alcuni degli indagati – Mohammed Hannoun e Abu Falastine (il cui vero nome era Ra’Ed Hussny Mousa Dawoud) – avevano deciso di cancellare quanto era presente sul pc della sede dell’associazione La cupola in via Venini a Milano, uno dei collettori di denaro che sarebbero serviti a finanziare le attività del ‘Movimento di resistenza islamica’.

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