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Ladri di case, la drammatica e beffarda vicenda del montenegrino Mustafà

Odissea e paradossi in Procura

Ladri di case, il dramma di Mestre degenera in beffa: salta lo sgombero, le occupanti restino e il proprietario coabiti con loro

Eredita la casa dal padre e quando prova a entrare la trova occupata. Oggi, il momentaneo epilogo che sa di drammatica beffa: il proprietario defraudato dovrà condividere l'abitazione con chi gliel'ha abusivamente occupata e rifiuta di andarsene: una mediazione che somiglia a una resa e che non applica fino in fondo le nuove norme introdotte dal governo

Cronaca - di Giulia Melodia - 24 Dicembre 2025 alle 12:26

Una storia che ha dell’incredibile, sospesa tra il degrado delle occupazioni abusive e l’applicazione a metà di norme che il governo ha pensato e introdotto proprio per tutelare i cittadini onesti. È la vicenda di Mustafà, 44 anni fuggito quando era ragazzino dalla guerra nei Balcani (e erede di Toni Spasemo, amante della provocazione e figura nota della realtà mestrina), padre adottivo dell’uomo che per mesi è stato costretto a vivere in un’auto diventata irrespirabile, perdendo 17 chili e la dignità di un tetto sopra la testa. Il motivo? La casa che gli spetta per testamento era blindata da chi, con l’alibi della «difficoltà a trovare un altro alloggio», si era stabilito illegittimamente lì senza averne alcun diritto: un brasiliano e un russo, che lo hanno buttato fuori con la forza riempiendolo di botte.

Sì, perché l’erede legittimo di quell’immobile, non solo quando ha provato a entrare nella sua proprietà l’ha trovata occupata. Ma addirittura oggi, ha dovuto incassare il momentaneo epilogo che sa di drammatica beffa: lui, defraudato del suo bene, dovrà condividere l’abitazione con chi gliel’ha abusivamente occupata e rifiuta di andarsene: una mediazione che somiglia a una resa. E che non applica fino in fondo le nuove norme introdotte dall’esecutivo in materia.

Ladri di case, l’odissea di Mustafà e il paradosso di Mestre

Dunque gli elementi che riportano a un contesto di legge con cui disciplinare la situazione e cominciare a sanzionare i ladri di case, c’erano tutti. Di più: il caso, che la cronaca registra come la vicenda di Via Cavallotti a Mestre, sembrava destinato a diventare il simbolo dell’efficacia del nuovo Decreto Sicurezza 2025. E d’altro canto la norma, che introduce l’articolo 634-bis, parla chiaro: in situazioni di emergenza, le forze di polizia devono intervenire d’urgenza per restituire l’immobile al proprietario, senza attendere i tempi biblici dell’autorità giudiziaria. Eppure, a Mestre, qualcosa si è inceppato. Nonostante Mustafà avesse documenti notarili e successione in regola, il blitz di ieri si è risolto in una “vittoria a metà” che sa tanto di beffa.

Alla faccia del Decreto Sicurezza, sfratto ai ladri di case? No: “Convivenza forzata con loro”

Già, perché invece dello sgombero coatto che la legge consentirebbe, si è scelta la via della “mediazione”. Il risultato? Le occupanti (tra cui una ex fidanzata dell’uomo) restano nell’appartamento. E a Mustafà è stata concessa solo una stanza nella sua stessa abitazione, occupata abusivamente e i cui spazi dovrebbe condividere con chi glieli ha abusivamente invasi e confiscati. Un compromesso assurdo, che lo costringe ad ammettere la liceità del torto subito e a concessioni elargite coattivamente alle stesse persone che lo hanno defraudato, e che gli hanno impedito per mesi di assolvere ai suoi bisogni primari: curare la propria igiene e dormire in un letto.

Ladri di case, alla faccia del decreto: una mediazione che somiglia a una resa

«Ho paura ad entrare in casa con queste persone» confessa allora Mustafà, stremato da una vita passata in macchina tra il gelo, l’aria malsana, e una vita ai limiti della dignità, a cui quell’eredità inaspettata avrebbe potuto dare una svolta. Una svolta che la Procura e le autorità intervenute non hanno ritenuto possibile, negando la “sussistenza” delle condizioni per lo sgombero immediato e l’allontanamento di quei ladri di casa, abusivi riconosciuti e in qualche modo al momento “legittimati”. E allora viene da chiedersi: se non è un’emergenza un uomo ridotto a vivere in un abitacolo per colpa di chi occupa casa sua, cos’altro deve succedere?

Il danno e la beffa, la solita retorica dell’occupazione

Dall’altra parte, le occupanti invocano il supporto del Comune, puntando il dito contro altri immobili vuoti in città. La solita narrazione: il diritto di chi occupa sarebbe uguale a quello di chi è proprietario. Ma la realtà è un’altra: Mustafà è il legittimo erede, e la sua sofferenza fisica e psicologica è il prezzo pagato a una burocrazia e a chi la legge dovrebbe applicarla e farla rispettare ma che, anche davanti a norme nuove e più stringenti, sembra ancora troppo timido nel colpire l’illegalità.

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di Giulia Melodia - 24 Dicembre 2025