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L’ex membro laico del Csm, Nicolò Zanon, svela i retroscena del potere delle correnti del Csm

Le ragioni della riforma

La grottesca deriva delle correnti del Csm raccontata dall’interno: «Lottizzati pure autisti e signore delle pulizie»

L'ex membro laico Nicolò Zanon svela i retroscena di un potere che scimmiottava abituato a comportarsi come un parlamentino, con tanto di gruppi, capigruppo e buvette per i soli togati, con tanto di tavoli assegnati per consuetudine in base al peso dell'appartenenza

Politica - di Luciana Delli Colli - 16 Dicembre 2025 alle 13:40

Un «potere così forte» da investire «non solo i componenti del Csm, e in modo particolare i togati, ma l’intero ambiente che lavorava intorno a loro», dagli autisti alle signore delle pulizie. È uno spaccato sconcertante quello descritto da Nicolò Zanon, docente di Diritto costituzionale all’università degli Studi di Milano, già giudice costituzionale e membro laico del Csm dal 2010 al 2014, a proposito delle correnti interne a Palazzo dei Marescialli. Un microcosmo con le sue regole non scritte, fatte di lottizzazione e amichettismo degni di altre epoche, che Zanon, membro del comitato della Fondazione Einaudi per il sì al referendum, ha svelato ad Atreju e sul quale ora torna con un’intervista a Libero. 

Al Csm lottizzati pure autisti e signore delle pulizie

«Lo so che appare una cosa clamorosa, ma non è illegale. Ha anche un aspetto divertente, se vogliamo, tant’è che l’ho raccontata ridendo.
E comunque sì, almeno finché io sono stato lì, è così che ha funzionato», dice Zanon, parlando di quel «potere delle correnti» straripante. «La prima cosa che scoprii, arrivato lì, è che gli autisti che dovevano portare i consiglieri da casa al Csm erano selezionati in base a criteri di appartenenza correntizia», racconta, spiegando che ogni corrente aveva i suoi autisti di fiducia e «che, quando cambiava la consiliatura, quelli che avevano lavorato con Md erano assegnati ai nuovi componenti togati di Md, quelli di Area ai nuovi consiglieri di Area e così via».

Anche i tavoli della buvette assegnati con criteri politici

Zanon ipotizza che dietro questo meccanismo ci potessero essere «ragioni di rapporto fiduciario, chissà». «Se non che – aggiunge – subito dopo, scoprii che anche i tavoli alla buvette erano assegnati con criteri politici». Anche in questo caso si trattava di un meccanismo che riguardava solo i membri togati: la bella terrazza in cima a Palazzo dei Marescialli, che ospita una buvette, era per i loro pranzi, «per noi laici non era previsto». «E i tavoli erano lottizzati: per prassi amichevole, s’intende. Quello più bello, che dava sulla piazza, era riservato a Magistratura democratica e Area», spiega ancora Zanon, precisando che «il tavolo di Unicost, Unità per la Costituzione, la corrente moderata, era un po’ meno prestigioso. E quello di Magistratura indipendente, la corrente dei magistrati conservatori, non aveva nemmeno la vista sull’esterno».

Tutto normale?

Ne emerge un quadro ai limiti del grottesco, a tratti esilarante, se non fosse che la realtà che descrive sarebbe da far cadere le braccia anche in un contesto meno istituzionale. «Noi laici, a pranzo, dovevamo andare nei ristoranti. Invece i consiglieri togati avevano le signore che facevano le pulizie al Csm, che al termine del turno di lavoro li aiutavano a fare la spesa. I consiglieri si preparavano da mangiare nella cucina della buvette, così non uscivano dal palazzo. Semplici rapporti di amicizia, nulla di male. Ma anche le signore delle pulizie, scoprii, erano divise per correnti. C’era quella di Magistratura democratica, quella di Area, quella di Magistratura indipendente…», riferisce ancora l’ex membro laico del Csm a Fausto Carioti, che firma l’intervista e che, con un malcelato stupore, a questo punto chiede: «E lì dentro tutto questo è normale?».

Il plenum organizzato come il Parlamento

«Di sicuro lo è stato nel periodo in cui io sono stato lì. Quando arrivai nel consiglio, del resto, la prassi era che nel plenum ci si sedesse per gruppi. C’erano i togati di sinistra tutti insieme da una parte, i laici di destra tutti insieme dall’altra. Proprio come fanno in aula i gruppi parlamentari». Fu Giorgio Napolitano a volere che le cose cambiassero e che i posti fossero stabilità per anzianità, non più per appartenenza correntizia. Questa scelta «avrebbe dovuto manifestare, anche esteriormente, l’indipendenza e l’imparzialità di giudizio di ogni singolo consigliere e l’assenza di vincoli e di schieramenti precostituiti», ma servì «poco o nulla»: «Durante il plenum, quando sorgevano domande su cui prima i gruppi non avevano potuto accordarsi al loro interno, c’era un viavai continuo, i consiglieri che stavano in punti lontani si telefonavano, si scrivevano messaggi, si mandavano occhiatacce, facevano gesti, si alzavano per prendere indicazioni dal capogruppo…».

Il Csm come «una terza Camera»

Insomma, tra gruppi e capigruppo il plenum risultava come una sorta di replica delle strutture parlamentari, «le leggi e il regolamento interno non li prescrivono né li vietano» e «i togati si muovevano in quel modo». Con buona pace dell’indipendenza della magistratura, che esiste nella teoria, ma poi «in pratica, va come abbiamo visto». «Michele Vietti, che è stato vicepresidente del Csm, di recente ha raccontato che prima del plenum faceva addirittura le riunioni dei “capigruppo”, dei capi delle correnti, per gestire meglio i lavori del consiglio. Come fanno i presidenti di Camera e Senato: trattava il Csm come se fosse una terza Camera», aggiunge Zanon, il cui racconto dall’interno risulta di straordinaria efficacia per comprendere fino in fondo di cosa si parli quando si parla di potere delle correnti del Csm. E perché queste siano così ostili alla riforma che punta a smantellarlo. 

Zanon: «Le correnti del Csm sono contro il sorteggio perché temono di perdere il loro potere»

«Le correnti contestano la riforma soprattutto perché prevede il sorteggio dei componenti del Csm. Ma se un magistrato è considerato imparziale ed equilibrato quanto basta da decidere delle nostre vite, e magari condannarci all’ergastolo, non si vede perché, se sorteggiato, non possa fare il consigliere del Csm. La verità – conclude Zanon – è che, con l’estrazione a sorte dei consiglieri togati, le correnti temono di perdere il loro potere. Già questo è un ottimo motivo per votare “Sì”».

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di Luciana Delli Colli - 16 Dicembre 2025