I numeri delle esecuzioni
Iran, la maratona delle donne senza velo contro il regime islamico: due organizzatori arrestati (video)
«Il velo e il matrimonio sono in accordo con la natura delle donne e con i reali interessi e bisogni della società». Con queste parole che l’imam iraniano Ali Khamenei ha descritto i valori che le donne iraniane dovrebbero perseguire, per evitare «la promiscuità promossa dalla cultura capitalista occidentale». Queste dichiarazioni hanno innescato una disobbedienza civile, tanto che centinaia di donne della Repubblica islamica sono scese in piazza sull’isola di Kish, per marciare in una maratona che ha catturato l’attenzione delle autorità e dei media di tutto il mondo. L’evento sportivo, con oltre 5.000 partecipanti, è diventato il palcoscenico per una protesta non violenta contro l’obbligo dell’hijab, in vigore dagli anni Settanta. Stiamo parlando di un gesto che ha portato le autorità ad eseguire diversi arresti, in un Paese segnato dalla crisi delle esecuzioni capitali, che colpiscono in modo sempre più considerevole le donne.
Iran, donne senza velo alla maratona come protesta contro il regime islamico
Il gesto delle partecipanti alla maratona è stato interpretato come una chiara violazione delle normative sul codice di abbigliamento dalle autorità islamiche. Nonostante ciò, le immagini dell’evento hanno fatto il giro del web e le forze dell’ordine hanno arrestato due dei principali organizzatori della maratona. L’organo ufficiale della magistratura, Mizan Online, ha riportato che uno degli arrestati è un funzionario della Kish Free Zone Organization, l’ente statale responsabile della gestione e promozione della zona franca dell’isola, mentre l’altro lavora a tutti gli effetti per la compagnia privata che ha gestito l’organizzazione dell’evento.
La procura locale ha giustificato l’azione, affermando che l’evento si è svolto in violazione della «decenza pubblica e della legge vigente», nonostante i precedenti avvertimenti. È stato avviato un procedimento penale a carico degli organizzatori. Questo episodio sottolinea che l’obbligo del velo continua a rappresentare un argomento divisivo in Iran, inaspritosi dopo le grandi proteste del 2022, scatenate dalla morte di Mahsa Amini. La giovane era stata arrestata e uccisa dalla polizia morale per non aver indossato correttamente l’hijab.
Il problema dell’alto tasso di esecuzioni in Iran
A proposito della stretta sul codice di condotta, l’Iran sta affrontando un’allarmante escalation nell’uso della pena di morte come strumento di repressione politica e sociale. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal Comitato delle donne del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana (Cnri), lo Stato islamico detiene il triste primato mondiale per numero di esecuzioni di donne. Il sondaggio ha indicato che nei primi undici mesi del 2025 sono state giustiziate oltre 1.800 persone, tra cui almeno 57 donne. Questo dato riflette un incremento del 70% nelle esecuzioni femminili rispetto all’anno precedente. Inoltre le statistiche del Cnri rivelano anche che, nei sedici mesi successivi all’insediamento di Massoud Pezeshkian, attuale presidente dell’Iran dal 28 luglio 2024, sono state condannate a morte 78 donne su un totale di oltre 2.600 esecuzioni.