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Saverio Romano

La decisione

Inchiesta di Palermo su appalti e corruzione, la Procura non ricorre contro il mancato arresto di Romano

Nella prima fase il giudice aveva ritenuto che nei confronti del deputato di Noi Moderati non ci fosse nessun grave indizio di colpevolezza

Cronaca - di Renato Sandri - 13 Dicembre 2025 alle 14:12

La Procura della Repubblica di Palermo ha deciso di non ricorrere contro la decisione del Gip di negare la richiesta di autorizzazione alla custodia cautelare nei confronti del deputato di Noi Moderati, Saverio Romano. Ne dà notizia l’ufficio stampa di Romano, che è indagato nella stessa indagine sulla corruzione nella sanità siciliana che vede coinvolto, tra gli altri, l’ex governatore Totò Cuffaro.

Nessun grave indizio di colpevolezza

Il Gip, respingendo la richiesta dei Pm che era volta a chiedere l’autorizzazione alla Camera, aveva ritenuto che nei confronti del deputato e coordinatore regionale siciliano di Noi Moderati, non ci fosse nessun, “grave indizio di colpevolezza”. Uno degli effetti della riforma voluta dal ministro della giustizia, Carlo Alberto Nordio, che ha riformato l’istituto della custodia cautelare per una serie di reati.

Impugnate le altre decisioni

 La Procura ha invece impugnato davanti al tribunale del Riesame la decisione del gip sulle misure cautelari chieste nell’indagine su presunti illeciti nell’inchiesta. Il gip aveva accolto solo in parte infatti le istanze dei Pm imponendo i domiciliari a Cuffaro, a Roberto Colletti, ex manager dell’azienda ospedaliera Villa Sofia, al direttore del Trauma Center dello stesso nosocomio Antonio Iacono e disponendo l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per l’ex braccio destro di Cuffaro Vito Raso e per Mauro Marchese e Marco Dammone l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e la misura cautelare interdittiva di esercitativa attività imprenditoriale. Per gli altri il gip aveva rigettato la richiesta della Procura. Mentre per Iacono e Colletti l’accusa non ha proposto appello, visto che il gip ha totalmente accolto le istanze degli inquirenti, per Cuffaro nel ricorso è stata chiesta la riqualificazione in corruzione, e non in traffico di influenze come ipotizzato dal gip, dell’accusa relativa a presunti illeciti nell’assegnazione dell’appalto bandito dall’Asp di Siracusa e l’applicazione dei domiciliari (negati dal gip) per il capo d’accusa che riguardava presunte mazzette al direttore generale del Consorzio di bonifica occidentale della Regione Sicilia Giuseppe Tomasino.

 

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