CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

In mostra del Cnr “Antartide, il continente bianco – 40 anni di ricerca italiana”. In foto, un fermoimmagine del video dedicato al lavoro italiano nell’area

Tra passato e futuro

“Antartide” in mostra: il racconto di un’Italia che ha saputo conquistare l’estremo

La rassegna dedicata dal Cnr al "Continente bianco" è un viaggio in quarant'anni di ricerca che hanno reso il nostro Paese un punto di riferimento a livello globale. E che dimostrano la capacità di esprimere il "genio italiano" in ogni contesto

Cronaca - di Guglielmo Pannullo - 14 Dicembre 2025 alle 07:00

Molto prima che l’Antartide entrasse nella storia delle esplorazioni e della scienza moderna, l’idea di una grande terra australe abitava già il pensiero umano. Da Aristotele a Tolomeo, il continente bianco fu a lungo un’intuizione filosofica e cartografica, una necessità teorica per equilibrare il mondo conosciuto. L’Artico, dal greco “Terra dell’Orsa”, doveva avere un suo corrispettivo, un Ant-Artico appunto, in base ai principi di simmetria e di equilibrio con cui veniva categorizzato il mondo. Per secoli rimase un orizzonte immaginato, sospeso tra mito e conoscenza, fino a quando le grandi esplorazioni e l’“epoca eroica” del Novecento trasformarono quell’ipotesi in realtà, fatta di ghiaccio, sacrificio e coraggio.

“Antartide”: il racconto di un’Italia che ha saputo conquistare l’estremo

È dentro questa lunga traiettoria della storia umana che si colloca la mostra del Cnr “Antartide, il continente bianco – 40 anni di ricerca italiana” (visitabile fino al 23 gennaio nella sede centrale di piazzale Aldo Moro, con ingresso gratuito), non come semplice esposizione scientifica, ma come racconto di un Paese che ha saputo conquistare un ruolo di primo piano in uno dei contesti più estremi e strategici del pianeta, in un ambiente ostile e quasi extraterrestre. L’Italia arriva per la prima volta nel 1962, e arriva per restarci con tutto il proprio stile e le proprie capacità apprezzate in tutto il mondo. E oggi può rivendicare di essere una delle Nazioni che più contribuiscono alla conoscenza, alla ricerca e alla tutela dell’Antartide.

La “sfida” italiana alle grandi potenze

Il percorso italiano inizia tra intuizioni inascoltate e occasioni mancate, come il progetto ottocentesco di Giacomo Bove o i piani ambiziosi di Ardito Desio nel secondo dopoguerra, primo italiano a mettere piede al Polo Sud. Ma è dagli anni Ottanta che la presenza italiana assume una dimensione strutturale e riconosciuta a livello internazionale. Con la ratifica del Trattato sull’Antartide, la nascita del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (Pnra) e la costruzione delle infrastrutture scientifiche, l’Italia comincia ad affermarsi come protagonista in un contesto che va ogni giorno complicandosi sotto le mire delle grandi potenza quali Uk, Usa, Russia o Cina, fra le altre.

Una ricerca tra passato e futuro dell’umanità

La Stazione Mario Zucchelli, affacciata sul Mare di Ross, è il simbolo di questa maturità: un avamposto tecnologico e scientifico capace di operare in condizioni ambientali estreme, integrando ricerca, sostenibilità e sicurezza. Ancora più emblematico è il progetto Concordia, realizzato insieme alla Francia sul plateau antartico: una delle pochissime basi operative tutto l’anno nel continente, laboratorio naturale unico per la glaciologia, l’astronomia, la fisica dell’atmosfera, ma anche per la biomedicina e la psicologia. Qui l’Italia contribuisce a ricerche che parlano non solo del passato climatico della Terra, ma anche del futuro dell’umanità, proprio per l’estrema inospitalità paragonabile solo a quella che si riscontra nelle missioni spaziali di lunga durata.

I frutti di una scelta politica e scientifica

A questa rete di eccellenze si aggiunge la nave rompighiaccio Laura Bassi, unica unità italiana in grado di operare stabilmente nei mari polari, e un sistema logistico e infrastrutturale avanzato, come l’aviopista permanente di Boulder Clay, che testimonia una capacità organizzativa e tecnologica di altissimo livello. Tutto questo è il frutto di una scelta politica e scientifica chiara: investire nella conoscenza come leva di prestigio internazionale, cooperazione e responsabilità globale.

Una mostra immersiva per capire la complessità

La mostra racconta questa storia con un linguaggio contemporaneo e coinvolgente. L’esperienza immersiva multisensoriale, gli exhibit interattivi, i modelli scientifici e il racconto della vita quotidiana dei ricercatori trasformano la scienza in esperienza, rendendo accessibile al grande pubblico la complessità dell’Antartide e del lavoro che vi si svolge. Non è solo divulgazione, è consapevolezza. È l’idea che il sapere scientifico sia parte integrante dell’identità nazionale, al pari della cultura, della storia e dell’ingegno.

L’Italia come un punto di riferimento globale

Nel ripercorrere quarant’anni di ricerca italiana nel continente bianco, emerge con chiarezza un dato: l’Italia è presenza consolidata e punto di riferimento con i partner scientifici globali. È un attore centrale in uno dei grandi laboratori naturali del pianeta, capace di contribuire in modo determinante alla comprensione dei cambiamenti climatici, dei sistemi oceanici, dell’atmosfera e della storia profonda della Terra. Un contributo che si fonda sulla cooperazione internazionale, ma anche su una forte autonomia scientifica e tecnologica.

L’espressione del “genio italiano”

“Antartide, il continente bianco” è quindi molto più di una mostra. È il racconto di una Nazione che, anche nei luoghi più lontani e ostili, sa esprimere eccellenza, ambizione e responsabilità, forse proprio per l’innata propensione all’esplorazione proprio del “genio italiano”. È la dimostrazione che l’identità italiana non è solo radicata nel passato, ma proiettata nel futuro, capace di misurarsi con le grandi sfide globali e di lasciare un segno duraturo nella grande storia dell’umanità che ancora deve essere scritta.

(La foto è un fermoimmagine del video del Cnr sulla presenza italiana in Antartide)

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di Guglielmo Pannullo - 14 Dicembre 2025