Analisti su Marte
In Italia «si discute molto di fascismo e Mussolini». Al bar non l’avete notato? Leggere il sondaggio su Repubblica per credere
Nella presentazione del rapporto "Gli italiani e lo Stato" c'è anche una domanda su cosa pensano gli italiani di un ritorno del regime: il risultato è sorprendente almeno quanto il presupposto che stiano tutti a parlarne...
Con una doppia paginata sulla 28esima edizione del rapporto “Gli italiani e lo Stato”, realizzato da LaPolis dell’università di Urbino Carlo Bo in collaborazione con Demos e Avviso pubblico, Repubblica informa i lettori che la tenuta politica e sociale nel nostro Paese è prossima alla catastrofe. Intanto, come recita il titolo dell’articolo a firma Ilvo Diamanti, che è sia direttore scientifico del laboratorio LaPolis sia presidente di Demos, «cresce l’insicurezza, democrazia più debole per il 60% degli italiani» e poi, come si evince da uno dei grafici a torta a corredo del pezzo, quasi un italiano su quattro tutto sommato un pensierino sul ritorno del fascismo ce lo farebbe. Insomma, signori, il pericolo è reale e imminente.
In Italia tutti a discutere «del fascismo e di Mussolini»
E, infatti, «si discute molto in Italia del fascismo e di Benito Mussolini» è la premessa alla domanda sul tema, che purtroppo non specifica dove avvengano queste intense conversazioni sulla “buonanima”. Sappiamo di per certo che se ne discute molto in certi talk, che ne parlano molto certi politici a corto di argomenti e che si tratta di tema che toglie il sonno ad alcuni intellettuali nel ruolo di custodi della democrazia in servizio permanente effettivo. Ma poiché estendere all’intero tessuto sociale i turbamenti di questa bolla apparirebbe assai lunare in un’indagine demoscopica di rigore scientifico, bisogna dedurne che forse se ne discute anche al mercato, dove le signore prendono a parlare di “quando c’era lui” dopo aver chiesto se la cicoria è fresca, o nelle stazioni, dove i pendolari alle prese con i disagi degli scioperi si ritrovano a discettare con rimpianto dei tempi in cui “i treni arrivavano in orario”. Magari se ne discute al bar, il lunedì, tra un commento sui posticipi di campionato e l’altro o “in tutti i luoghi e in tutti i laghi”, che in fondo resta un insuperato evergreen.
Quasi uno su quattro rimpiange quando “c’era lui”
Comunque sia e quale che sia la sede in cui se ne discute così tanto, se si ritrovano in quattro a farlo c’è almeno uno che dice che “dai, un po’ di regime ci vorrebbe proprio”. Data la premessa di cui sopra, infatti, la domanda è: «Secondo lei, in questo momento un regime come quello fascista sarebbe…». Le risposte sono così articolate: per il 46% degli intervistati sarebbe «la peggiore soluzione possibile»; per il 22% «una soluzione negativa»; per il 14% «una buona soluzione per un breve periodo»; per l’8% «la migliore soluzione possibile»; sempre all’8%, poi, si collocano quelli che dicono che «si tratta di una soluzione che mi lascia indifferente»; infine, il 2% «non sa, non risponde».
E pure a sinistra c’è chi ci fa un pensierino
Su quel 22% (che l’edizione online di Repubblica traduce in un 30% con l’aggiunta degli indifferenti) seguono i dati scorporati per età, dove la fascia più simpatizzante verso il ritorno del fascismo si colloca tra i 30 e i 44 anni con il 36%, e quelli scorporati per «auto-collocazione politica», senza però che siano indicati i partiti: si parla di sinistra, centro-sinistra, centro, centro-destra, destra e una misteriosa categoria «esterni». All’interno di quest’ultima è tentato dalla svolta autoritaria il 20% del campione, negli auto-collocati a destra lo è il 62%, tra coloro che si dicono di centro-destra si riferisce di un 29% e per il centro del 10%. Attenzione però pure tra sinistra e centro-sinistra c’è chi non disdegna con un significativo 13%, così distribuito: il 7% a sinistra, il 6% nel centro-sinistra. Sarà mica un altro di quei capolavori della sinistra che a forza di parlare – anzi “discutere” – di un tema riesce sempre a convincere anche e almeno parte del proprio elettorato dell’esatto opposto? In attesa che a rispondere siano il prossimo sondaggio o il prossimo talk, si può sempre cercare una risposta al mercato, al bar o in stazione. Del resto, «se ne discute molto»…