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Mamdani appartamento

New York

Il “proletario” Mamdani abbandona il bilocale e va in una “reggia”: come cambiano in fretta i comunisti…

Dal Queens al terrazzo nell’Upper East Side: così il difensore degli ultimi scopre i vantaggi del privilegio istituzionale e si trasferisce nella nuova lussuosa maison

Esteri - di Alice Carrazza - 9 Dicembre 2025 alle 10:45

C’è un filo di ironia, quasi amara, nel constatare come certe parabole politiche si compiano sempre allo stesso modo: si parte dal popolo, ci si presenta come suoi interpreti, e in pochi passi si scala la collina del privilegio con sorprendente disinvoltura. Zohran Mamdani, il sindaco eletto di New York che ha fatto del “vivere tra la gente” un vessillo narrativo, segue esattamente questa traiettoria.

Hai capito il compagno Mamdani

L’uomo che mostrava il suo bilocale ad affitto calmierato come emblema di autenticità popolare lo lascerà ora che indossa la fascia da primo cittadino della Grande Mela. A sostituirlo sarà una residenza che con la vita quotidiana dei suoi sostenitori non ha nulla in comune. L’annuncio è arrivato su Instagram, accompagnato dalla miniatura della futura dimora e da un’esclamazione entusiasta: «La settimana scorsa abbiamo visto la nostra nuova casa!». Una frase che stride con la durezza urbanistica evocata in campagna elettorale.

La scelta della Gracie Mansion

Dal primo gennaio, Mamdani si trasferirà a Gracie Mansion, elegante villa del 1799 da mille metri quadrati affacciata sull’East River, immersa nel verde dell’Upper East Side. Un luogo dove la parola “periferia” è poco più di un esercizio accademico. La permanenza nella residenza non è obbligatoria: molti sindaci l’hanno scelta, altri l’hanno evitata, ma la tentazione del comfort istituzionale, per lui, ha avuto la meglio.

Il nuovo primo cittadino giustifica la decisione con motivazioni di «sicurezza» e dichiara di lasciare il bilocale «a malincuore». La nostalgia si traduce in una serie di immagini domestiche accuratamente cesellate: «Ci mancheranno molte cose del nostro appartamento di Astoria. Preparare la cena fianco a fianco nella nostra cucina, condividere un sonnolento viaggio in ascensore con i nostri vicini la sera, sentire musica e risate risuonare attraverso le pareti dell’appartamento». Parole, più vicine alla costruzione di un personaggio che a un racconto vissuto.

Le ombre sull’alloggio regolamentato

Le critiche, infatti, non nascono oggi. Il bilocale da 2.300 dollari al mese rientra negli alloggi regolamentati pensati per chi fatica ad affrontare i costi della città. Una categoria a cui si appartiene con difficoltà quando si percepiscono 142.000 dollari l’anno da membro dell’Assemblea dello Stato, più il reddito della moglie. Un dettaglio che torna alla ribalta proprio mentre il trasloco nella villa storica entra nell’agenda del futuro sindaco.

La retorica che resiste

Mamdani assicura che Astoria resterà dentro di lui: «Anche quando non vivrò più ad Astoria, Astoria continuerà a vivere in me e nel lavoro che svolgo». E rilancia con un tono che richiama i comizi ancora caldi: «La mia priorità, da sempre, è servire le persone che chiamano questa città casa. Sarò il sindaco dei cuochi di Steinway, dei bambini che si dondolano al Dutch Kills Playground, dei passeggeri dell’autobus che aspettano il Q101».

Immagini vivide, certo, ma da ora in avanti osservate da una terrazza che appartiene a un mondo diverso da quello dei cuochi, dei bambini, dei pendolari. E il ritratto dell’uomo del popolo, quello che divideva l’ascensore con i vicini e prendeva la metro con i comuni mortali, rischia di rimanere un artificio narrativo più che un’esperienza reale.

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di Alice Carrazza - 9 Dicembre 2025