Il duello nel Pd
Il partito di “Repubblica” molla la Schlein e adotta la Salis: “Fa impazzire la destra, è antifascista, il papà era comunista”
In piena crisi del Pd, squassato da correnti e veleni interni, ci si mette anche “Repubblica“, un partito d’opinione che sposta voti e idee politiche in quell’area di sinistra intellettuale o radical chic: il quotidiano si interroga sulla collocazione politica, considerata troppo di sinistra, della leadership attuale e descrive la possibile rivale come una vera moderata. Nel numero di oggi del settimanale “Venerdì” campeggia una fotona e un titolone che regge una lunga intervista a Silvia Salis, la sindaca di Genova, da più parti considerata la vera alternativa a Elly Schlein. L‘incipit iniziale è illuminante, così come il titolo, imperniato sulla “leadership”, su cui la Salis non dice nulla di compromettente ma lancia una “bombetta” notevole, il no alle primarie del Pd e di coalizione. Non dice, non mi candido. Dice: non faccio le primarie, distinguo sottilissimo ma inquietante. Veniamo all’incipit: “La cosa che più fa impazzire la destra è che Silvia Salis non si fa trovare mai dove se l’aspettano. È una cattolica praticante, cosa che di certo l’ha aiutata a diventare sindaca avendo contro un avversario noto per essere un cattolico conservatore con otto figli. Però è a Genova, su impulso della sindaca, che partirà la sperimentazione per l’educazione sessuale e affettiva per trecento bambini della materna. Per dirne un’altra: è stata spesso attaccata perché troppo centrista e moderata, eppure era in prima fila in piazza tra i lavoratori dell’ex Ilva che manifestavano contro il governo, oppure con la fascia tricolore a salutare la partenza della Global Flotilla che faceva vela per Gaza. Quarant’anni da poco compiuti, è sposata con il regista Fausto Brizzi, con il quale due anni fa ha avuto Eugenio. È sindaca di Genova da soli sei mesi, ma molti nel centrosinistra la vedono già come una credibile sfidante di Giorgia Meloni”. Se non è un lancio questo…
“Repubblica” mette Schlein in competizione con Silvia Salis
Mamme gay con figli, corsi di educazione sessuale, Silvia Salis si fa lo spot a sinistra: “La politica si deve adattare ai bisogni della società. Sul riconoscimento dei figli c’è stata una sentenza della Corte costituzionale e noi ci siamo uniformati. Non è una concessione, è l’evoluzione delle cose. L’educazione sessuale e affettiva? Caratterizza una politica progressista. A un problema complesso non puoi dare risposte populistiche, come l’inasprimento delle pene, che è provato non avere alcuna funzione deterrente. Il pensiero progressista immagina invece il futuro e agisce per cambiare le cose”. Poi il tema delle donne. “Una cosa sulla quale la presidente del Consiglio si è impegnata personalmente e viene contraddetta da membri di spicco del suo governo. Mi chiedo allora: a che parte del Paese stai parlando quando dici che non va bene quella norma sul consenso libero e attuale, chi stai rassicurando?”. Quindi femminismo, patriarcato, comunismo. “Il primo femminista che ho conosciuto nella mia vita era mio padre. Tutte donne in famiglia, due figlie, due mogli… Mio padre comunista? Mi è rimasto il senso di giustizia, però intesa come equità sociale non come livellamento. Socialismo? “Non c’è bisogno di scomodare Lenin… «Non serve, mi accontenterei dell’eguaglianza delle condizioni di partenza». Poi? «La dignità del lavoro e dell’impegno politico. Mi ha passato il suo essere progressista. Lui era ovviamente tra i delusi della sinistra, aveva fatto il ’68 mentre lavorava in porto, potete immaginare come la pensasse. Era però di quella parte del Paese che, qualsiasi cosa succede, vota a sinistra”.
Come battere la destra e la Meloni
La sfida alla Meloni si può vincere? “Partiamo dal presupposto che, se il campo progressista va unito alle elezioni, fa già paura così, a livello matematico. Mancano due cose e Schlein su questo sta facendo lo sforzo più grande di tutti: la volontà di non differenziarsi a ogni costo e l’idea che, per una vittoria collettiva, serva un sacrificio dei singoli ego. In questo campo non è la somma che fa il totale… Serve la capacità di accettare un leader. Mentre a destra un leader forte unisce, a sinistra si fatica ad accettarlo”. Poi la domanda sulla sua candidatura. “Io non farò mai le primarie. Al di là che sono la sindaca di Genova, le trovo proprio sbagliate come strumento, anche per scegliere il leader del Pd. La sinistra deve smetterla di farle, il messaggio che devi dare alla tua base è che la dirigenza – che sia di coalizione o di partito – ti propone un programma e un leader per vincere. Nelle primarie invece io devo spiegare per un mese perché sono meglio degli altri e quindi ne devo parlare male. Bel capolavoro: in campagna elettorale la destra si unisce per vincere e la sinistra passa il tempo a spararsi addosso”. Infine, un grande classico: l’antifascismo. “La nostra Costituzione è fondata su quello. Più che altro c’è bisogno di capire chi ha problemi a dichiararsi antifascista. Bisognerebbe pretendere, per esempio, che chi è a capo della commissione antimafia non si faccia foto con il busto del duce. E nel caso uscissero, si facesse una riflessione sul suo ruolo. C’è una grande tolleranza verso chi ha nostalgia di un periodo che non conosce”.