Scenari americani
Gli Stati Uniti ritirano le sanzioni contro il giudice brasiliano Alexandre de Moraes: svolta diplomatica?
La decisione è arrivata dopo contatti diplomatici tra Trump e Lula da Silva, in una fase di graduale miglioramento dei rapporti bilaterali. Secondo Washington, la revoca risponderebbe all’obiettivo di favorire un dialogo più costruttivo e stabilità, anche alla luce di sviluppi politici interni in Brasile
Negli ultimi mesi, la scelta degli Stati Uniti di sanzionare Alexandre de Moraes, giudice della Corte Suprema Federale del Brasile, ha segnato uno dei momenti più tesi nei rapporti tra Washington e Brasilia. Quella che era stata presentata come una misura dura contro presunte violazioni dei diritti umani si è però chiusa con una revoca arrivata dopo pochi mesi, sorprendendo osservatori e politica.
Perché de Moraes era stato sanzionato
Il 30 luglio 2025, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha inserito Alexandre de Moraes tra i soggetti designati ai sensi del Global Magnitsky Human Rights Accountability Act, accusandolo di «abuso di autorità, campagne di censura e detenzioni arbitrarie» nell’ambito di indagini e procedimenti in Brasile. Secondo Washington, il giudice avrebbe limitato la libertà di espressione ordinando la rimozione di account sui social media e autorizzando detenzioni preventive senza garanzie sufficienti. Le misure hanno coinvolto anche la moglie di de Moraes e una società collegata (Lex Institute), in un’azione descritta come parte di una strategia di pressione più ampia.
Reazioni in Brasile: sovranità e giustizia
Il governo brasiliano di Luiz Inácio Lula da Silva ha definito le sanzioni un’ingerenza negli affari interni, ribadendo la centralità della sovranità nazionale e dell’indipendenza giudiziaria. De Moraes ha risposto sostenendo che la giustizia brasiliana non si sarebbe lasciata intimidire e che il suo operato era conforme alla Costituzione.
Il caso Bolsonaro e la polarizzazione politica
De Moraes è stato al centro dell’attenzione internazionale per il suo ruolo nella condanna dell’ex presidente Jair Bolsonaro, accusato di aver orchestrato un tentativo di colpo di stato dopo la sconfitta elettorale del 2022. Bolsonaro è stato condannato a oltre 27 anni di carcere. La vicenda ha diviso il paese: per alcuni l’azione del giudice è stata necessaria a difendere lo stato di diritto, per altri è stata un esempio di eccesso di potere giudiziario contro l’opposizione.
La revoca delle sanzioni: cosa è cambiato
Il 12 dicembre 2025, gli Stati Uniti hanno rimosso de Moraes dalla lista delle sanzioni, insieme alla moglie e alle entità collegate, segnando un’inversione di rotta netta. La decisione è arrivata dopo contatti diplomatici tra Trump e Lula da Silva, in una fase di graduale miglioramento dei rapporti bilaterali. Secondo Washington, la revoca risponderebbe all’obiettivo di favorire un dialogo più costruttivo e stabilità, anche alla luce di sviluppi politici interni in Brasile, come un disegno di legge sull’amnistia approvato dalla Camera che potrebbe ridurre alcune pene, incluse quelle legate ai disordini politici.
Le reazioni alla revoca
Il governo brasiliano ha parlato di una vittoria per la sovranità nazionale e l’indipendenza della giustizia. Alcuni osservatori hanno letto la scelta come una capitolazione politica, con Washington che rinuncia a una leva di pressione su democrazia e diritti umani. Esponenti della destra, tra cui Eduardo Bolsonaro, hanno criticato la revoca considerandola un successo dell’establishment giudiziario.
Cosa significa per il futuro?
Il caso mostra quanto siano intrecciati diplomazia, politica interna e diritti umani. Resta aperta la domanda: la revoca creerà un precedente per casi simili o è solo un aggiustamento tattico dentro una relazione bilaterale più ampia?