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Italia sesso Censis

La grande farsa

Gli italiani e l’eterno immaginario da commedia sexy anni ’70. A costo di mentire

Nel momento in cui gli indicatori raccontano un'Italia più sicura, più longeva e persino più ottimista, il vero nodo resta l’intimità: si preferisce immaginare una vita erotica travolgente piuttosto che fare i conti con chat infinite, incontri rimandati e un desiderio che si consuma più sullo schermo che nella realtà

Società - di Alice Carrazza - 14 Dicembre 2025 alle 07:00

C’è un paradosso buffo e rivelatore emerso dai dati del Censis: l’Italia, nel complesso, va meglio — più sana, più longeva, più sicura, più soddisfatta — ma mente sul sesso. Mente spudoratamente. Stando ai questionari, sembriamo un popolo in pieno boom erotico: vite sessuali frenetiche, appaganti, frequenti. Una vitalità da romanzo rosa.

Poi guardi la realtà e scopri un’Italia che fa più scroll che sesso, più chat che incontri, più “vediamoci presto” che “ci vediamo adesso”. È qui che la statistica inciampa nella psicologia: sul desiderio non siamo capaci di dire la verità, nemmeno sotto la protezione anonima di un sondaggio.

La grande fuga dall’intimità

E la verità è imbarazzante nella sua semplicità: siamo un Paese stanco, che desidera poco e immagina molto. Le relazioni, sempre più spesso, vivono in uno spazio intermedio tra fantasia e notifica.

L’animale uomo è diventato un animale da divano: un predatore che caccia solo con il pollice. Le femmine lo raccontano così: uomini irrisolti, instancabili scriventi, grandi maratoneti del typing, generosi di parole ma avari di appuntamenti.

Il sesso, ammesso che accada, comincia e finisce sullo schermo. “Mandami una foto, grazie”. Poi forse ci si vede. Quel “forse” è la vera forma del desiderio contemporaneo: un’ipotesi vaga, un’intenzione che non diventa mai gesto.

Per indolenza, per paura, per la comodità della solitudine, perché “non ho voglia”, perché “sto bene così”. La motivazione varia, il risultato no: si rimanda, si consuma immaginario, si toglie corpo al piacere.

Come ci siamo addomesticati

Un tempo — e non serve essere nostalgici per ricordarlo — tutto era più schietto, quasi terra-terra: c’era chi ti diceva “mi piaci”, chi ti salutava con un “lascia stare”, e chi, dopo un’uscita, ti mandava quel silenzioso ma chiarissimo “non ci rivedremo” che non aveva bisogno di emoji.

I primi anni Duemila erano così: telefoni a conchiglia, squilli al posto dei messaggi, sms tirati a risparmio. Persino gli “inavvicinabili” di allora, con i loro due caratteri e mezzo, erano più presenti dei ragazzi instabili di oggi: se ci tenevano davvero, alla fine comparivano sotto casa, senza preavviso.

Poi l’avvento dei social: chat infinite, notifiche costanti, risposte su cui si medita per ore, si cancella dieci volte, si riscrivere meglio. Lo scrivere ha preso il posto del fare. Il corteggiamento a vuoto è diventato una specialità nazionale. Ed è da lì che è cominciata la grande decadenza del contatto.

Il mondo al contrario

A quel punto è avvenuta la mutazione. Il maschio italiano, storicamente galantuomo e passionale, ha trovato nella tecnica del “faccio il prezioso” un vantaggio evolutivo irresistibile.

Si nega per essere desiderato. Fa penare per regalare due minuti di attenzione. Rinvia l’incontro per moltiplicare le fantasie. E in certi casi devi anche riportarlo a casa.

E funziona — perché il desiderio, come tutte le cose vive, soffre quando manca il corpo, ma prospera nella distanza. Così proliferano relazioni-pentola-a-pressione che non sfogheranno mai il vapore.

Per i sondaggi siamo ancora Marcantonio

È qui la parte più comica di tutto questo: la stessa Italia che passa serate a scorrere profili, a promettere cene che non farà mai, a chiedere foto che poi non sa gestire, dichiara al Censis una libido da film anni ’70.

Perché? Perché il mito del seduttore è l’ultimo pezzo di identità nazionale che non vogliamo mollare. Il Paese può mutare, essere stravolto, ma guai a toccare la nostra potenza erotica su carta.

Mentire sul conto corrente è grave. Mentire sulla salute pure. Ma mentire sul sesso è un dovere.

L’Italia che non sa guardare lo specchio

In tutto questo, una nota: mentre sul sesso ci sopravvalutiamo, su tutto il resto ci sottovalutiamo. Complici i salotti della sinistra eternamente in allarme e un’opposizione che campa di “siamo alla deriva”, l’Italia reale viene sistematicamente oscurata da quella percepita.  È un Paese che va meglio, ma che non può dirlo. E che invece, sul letto, non va granché ma lo proclama ai sondaggi.

Riconoscere il desiderio per quello che è

Forse la vera modernità sarebbe smettere di recitare. Dire: sì, siamo stanchi. Sì, siamo confusi. Sì, desideriamo meno. Sì, ci spaventa il contatto. E da lì ripartire.

La verità è che non ci serve una frenesia inventata, non ci serve un erotismo da questionario, non ci serve fingere di essere ciò che non siamo più.

L’Italia, in fondo, sta abbastanza bene per ammettere di non essere più un Paese di seduttori…

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di Alice Carrazza - 14 Dicembre 2025