Il ritorno
Fini entusiasta di tornare ad Atreju: “Sono commosso. La Fiamma nel simbolo è un problema solo per chi guarda al passato”
Tornare ad Atreju “per certi aspetti mi commuove. Arriva da parte di giovani che nel ’93 non erano nemmeno nati. Vogliono capire il passato, le radici, invece di reciderle. C’è una continuità, in una comunità che si percepisce tale”. Queste le parole di Gianfranco Fini, che intervistato a La Stampa si è dimostrato entusiasta nel partecipare al panel con Francesco Rutelli. I due si erano sfidati alle urne per salire al Campidoglio nel lontano 1993, ma quella volta il candidato espresso dal centrosinistra aveva avuto la meglio. Come ha spiegato l’ex segretario di Alleanza Nazionale: “Diciamo che, di fronte a lacerazioni profonde, il tempo è sempre galantuomo”. Quanto alla Fiamma, se sia o meno ora di toglierla, Fini ha risposto che “no, è un problema che non interessa nessuno tranne chi guarda al passato con lenti del tutto deformanti”.
Fini torna ad Atreju per dibattere con Rutelli
Nella conversazione, il braccio destro di Giorgio Almirante ha dato una chiave di lettura sulla situazione internazionale: “Il vecchio ordine mondiale si è rotto e siamo in una fase in cui Russia, Cina e Stati Uniti sperano in un nuovo ordine mondiale sostanzialmente tripolare. Chi si dice ‘patriota’ e ha a cuore l’autentico interesse dell’Italia non può non comprendere che si può tutelare solo rafforzando l’Europa”. Poi un parere sul ministro delle infrastrutture: “Come mi ha detto un amico scherzando: è chiaro che Salvini ha ancora nel cassetto la maglia di Putin con cui si presentò alla piazza Rossa… Ma non è uno sprovveduto. Un conto è marcare una differenza, un conto è uno strappo col governo che non sarebbe compreso innanzitutto da chi lo vota”. L’amico di Fini, però, non ha accesso agli indumenti del leader della Lega, dunque questa deduzione risulta piuttosto inconsistente. Soprattutto quando si parla di realpolitik, che rispetto alle battute è una cosa seria.