In Commissione giustizia
Ddl stupri, l’Anm (per una volta) sposa la linea del centrodestra ed esprime dubbi giuridici
Cesare Parodi mette in evidenza alcuni temi rilevanti, tra i quali quello della facoltà di non rispondere e del consenso informato
Per una volta l’Associazione Nazionale Magistrati sposa la linea del centrodestra esprimendo, con il suo presidente, Cesare Parodi, dubbi sul testo giuridico del ddl stupri, approvato alla Camera e poi stoppato in Senato.
Le parole di Parodi sul consenso informato
Per quanto riguarda il tema della procedibilità in materia di violenza sessuale, rispetto alla quale uno dei progetti di legge all’esame della commissione Giustizia del Senato prevede la procedibilità d’ufficio, Cesare Parodi ha detto: “Su questo mantengo qualche dubbio, perché andiamo a ingerire nei rapporti personali e anche nella possibilità di esprimerli che forse potrebbe imporre una forzatura particolare in una sfera di estrema delicatezza”.
Sul consenso informato, Parodi ha aggiunto che, “non e’ necessario tipizzare il dissenso, lascerei la massima discrezionalità nel valutarlo. Vediamo se è possibile – ha aggiunto – tipizzare il consenso, che diventa, in queste proposte, l’elemento fondamentale. Vediamo dunque quali possono essere le condotte, i comportamenti, le espressioni che il giudice può valutare”.
“Delicatissima anche la valutazione“, presente nel ddl 171, relativa alla situazione “delle persone incapaci di comprendere e volere con una formula particolarmente ampia, perché è vero che devono essere tutelate, però il timore che abbiamo espresso è che un vincolo totale sulla possibilità di manifestare il consenso per queste persone possa divenire una limitazione di queste forme di sessualità” che anche persone “hanno il diritto di manifestare”, ha detto il presidente dell’Anm.
Dubbi anche sulla facoltà di non rispondere
Parodi ha poi parlato anche di un tema che è legato a uno dei diritti essenziali del codice di procedura penale: “C’è da porsi un problema di metodo per capire se effettivamente la norma di legge deve più o meno precisare le modalità con cui questo consenso deve essere espresso. Non so se sarà possibile, in fase di indagine, per l’indagato, avvalersi della facoltà di non rispondere. È molto importante il discorso sulla revocabilità, un’aggiunta quasi superflua perché è difficile pensare a un consenso che sia irrevocabile”.
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