Risposte concrete vs pretesti
Dal governo altri 3,5 miliardi per la manovra. Opposizione incredibile: polemizza pure su questo
Atteso per oggi l'emendamento dell'esecutivo che aumenta la dotazione a beneficio delle imprese. Sinistra allo sbando: dopo aver detto che la finanziaria era troppo leggera, ora si lamenta perché diventa più pesante
Ulteriori 3,5 miliardi per le imprese. È quanto prevede un emendamento alla manovra preparato dal governo, atteso per oggi in commissione Bilancio del Senato. Le modifiche, secondo quanto emerso, riguarderanno in particolare Zes, finanziamento di Transizione 5.0, la previdenza complementare e riprogrammazione temporale dei finanziamenti del Ponte sullo Stretto. Incredibilmente, però, l’opposizione è riuscita a polemizzare anche su questo inatteso “tesoretto”, confermando la propria straordinaria propensione all’autogol.
Il governo mette sulla manovra altri 3,5 miliardi per le imprese
L’emendamento è stato illustrato ai senatori dallo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. «Abbiamo un provvedimento nuovo che va incontro alle esigenze di lavoratori e imprese, che poteva anche essere gestito e trattato anche al di fuori della Commissione bilancio», ma il ministro Giorgetti «è venuto in commissione» a dire che «ha preferito, essendo un intervento importante e cogente, calarlo all’interno del disegno di legge di bilancio», ha spiegato il relatore di FdI, Guido Liris, a margine dell’Ufficio parlamentare della Commissione Bilancio del Senato.
Il rispetto di Giorgetti per il Parlamento
«Credo sia una bellissima pagina perché dà la possibilità a tutto il Parlamento di gestire una manovra più complessa e degli aiuti, richiesti anche dalla minoranza, che danno valore quantitativo e qualitativo al ddl», ha aggiunto Liris, ricordando che c’è anche tempo fino a stasera per presentare i sub emendamenti alla proposta governativa.
L’autogol dell’opposizione: fa polemica pure sui soldi in più
Il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, ha accusato il governo di aver certificato «il caos in cui è sprofondata la discussione parlamentare sulla lege di bilancio». In realtà, l’emendamento ha mostrato per l’ennesima volta il caos in cui versa l’opposizione, che dopo aver lamentato per settimane che la manovra fosse troppo leggera, dimenticando di inserirla nel contesto delle precedenti e delle altre misure economiche del governo, ora si lamenta perché diventa più corposa. «Il governo di fatto riscrive la manovra su un punto cruciale: le politiche industriali», è stata la recriminazione di Misiani, che ha anche aggiunto che si tratta «proprio del terreno su cui il Pd aveva denunciato, fin dall’inizio, l’inadeguatezza più evidente della politica economica del governo». Proprio questa affermazione denuncia l’evidente stato confusionale dem, che non solo attacca il governo per aver messo sul tavolo più soldi, ma lo fa su un tema che dice di aver indicato come cruciale. Messa in questi termini la faccenda sfiora il campo psicanalitico.
Non va meglio se ci si sposta verso Avs, che con Angelo Bonelli parla del governo come di «un gruppo di sprovveduti irresponsabili» per la scelta di aumentare la dotazione della manovra. «Questo è il segnale evidente del fallimento del governo Meloni», ha sostenuto ancora Bonelli. Per il M5S, poi, la manovra sarebbe «ancora di più da buttare nel secchio».
La riformulazione dell’emendamento sull’oro: «Questione chiusa»
Oltre all’emendamento del governo per i 3,5 miliardi in più destinati per lo più alle imprese, è in arrivo anche un emendamento governativo che punta a riconoscere le riserve auree detenute da Bankitalia come proprietà del popolo italiano, come richiesto da un correttivo a prima firma del capogruppo di FdI, Lucio Malan. Il testo riformulato, che secondo quanto emerso è stato condiviso anche da Palazzo Koch, recita che «fermo restando quanto previsto dagli articoli 123, 127 e 130 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, il secondo comma dell’articolo 4 del testo unico delle norme di legge in materia valutaria, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 31 marzo 1988, n. 148, si interpreta nel senso che le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia, come iscritte nel proprio bilancio, appartengono al Popolo Italiano». L’aggiunta del riferimento ai trattati comunitari dovrebbe finalmente sciogliere i nodi rispetto a un provvedimento che, fuori dai tecnicismi, chiede di certificare qualcosa che dovrebbe essere ovvio. «Nella riformulazione che ho presentato a nome del governo riteniamo che la questione si possa considerare chiusa», ha spiegato Giorgetti.