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Da “Egemonia” al “Bullometro”: ad Atreju le mostre che promettono di far venire un coccolone alla sinistra
Alla vigilia di Atreju 2025, la kermesse della destra, diventata ormai da tempo il principale appuntamento di confronto politico italiano, emergono nuovi dettagli sull’allestimento e sui contenuti proposti a Castel Sant’Angelo, che ospiterà l’evento dal 6 al 14 dicembre. Due, quest’anno, le mostre che saranno proposte a ospiti e partecipanti: il “Bullometro”, che con il tono goliardico che è una delle cifre di Atreju misura il tasso di «livore» degli «insulti della sinistra», e la rassegna “Egemonia”, che presenta una carrellata di personaggi storici giocando sul concetto gramsciano e delineando «un pantheon ideale di figure che hanno certamente interpretato un’egemonia, ma anteponendo il coraggio, l’eroismo e la libertà a ogni logica politica».
In mostra ad Atreju «l’egemonia dei valori»
Si va dall’Egemonia delle radici, incarnata da Simone Weil, all’Egemonia dell’amore, che ha il volto di Edith Stein, morta ad Auschwitz, fino all’Egemonia del coraggio, testimoniata da Sammy Basso. E, ancora, in questa carrellata di figure “egemoniche”, ciascuna nel proprio ambito, si trovano Pier Paolo Pasolini; Amedeo Guillet, il Lawrence d’Arabia italiano, noto come “comandante Diavolo; Ettore Majorana, Guglielmo Marconi; Gabriele D’Annunzio; Charlie Kirk.
Oltre il concetto di “pantheon politico”
«La mostra non è dedicata a personaggi di destra, ma a figure che rappresentano alcuni valori che hanno la necessità di essere messi in risalto», spiega il responsabile della Comunicazione di FdI, Andrea Moi, citando l’esempio di Simone Weil, «forse mai nominata in un contesto di questo tipo». Moi chiarisce che l’intento non è quello «di creare un pantheon di destra, ma di ribaltare il concetto dell’egemonia culturale di sinistra».
Non l’occupazione di spazi di potere, ma il potere dell’esempio
Un obiettivo chiarito in premessa anche nell’introduzione della mostra. «Gramsci aveva individuato nell’etimologia del termine l’idea chiave dell’egemonia. È il suo significato di “guida”: egemone è il condottiero, colui che dirige la percezione della realtà sociale verso una direzione, fino a determinare la visione predominante», si legge nella spiegazione, che prosegue sottolineando che «il gruppo sociale che è egemone nell’ambito produttivo deve necessariamente promuovere la nascita di un gruppo di pensatori che ne legittimi idee e visioni. È così che, nel libro La Gaia incoscienza, Nuccio Bovalino descrive il concetto di egemonia secondo la prospettiva gramsciana, una visione che sarebbe stata incarnata storicamente dalla sinistra italiana come occupazione degli spazi di potere, siano essi politici, culturali o amministrativi».
«Il governo attualmente in carica – si sottolinea ancora nell’introduzione della mostra – ha sempre affermato che all’egemonia culturale della sinistra non avrebbe contrapposto un’egemonia uguale e contraria, ma avrebbe lasciato spazio alla libertà e al valore intrinseco che ogni persona può rappresentare. In questa logica, vogliamo qui proporre un pantheon ideale di figure che hanno certamente interpretato un’egemonia, ma anteponendo il coraggio, l’eroismo e la libertà a ogni logica politica. Seguendo il loro esempio, ridisegniamo idealmente un percorso tracciato nella storia: un percorso fatto di donne e uomini che hanno mostrato l’egemonia dei valori».
Il “Bullometro” per smontare con la goliardia il linguaggio d’odio
Quanto al “Bullometro” è evidente che l’intento è quello di far riflettere sulle parole che alimentano il clima d’odio, attraverso la chiave dell’ironia. Fra gli insulti bocciati a pieni voti si trova, per esempio, il «Cortigiana» rivolto da Maurizio Landini a Giorgia Meloni: «Voto 1. Livore 10. Note: Landini ha fatto lo sciopero dell’educazione». Anche per «il collettivo non una di meno Roma che pubblica foto con cartello “Più Melonicidi, meno femminicidi”» il voto è 1, il livore è 8. Nelle «Note» viene sottolineato che «tra tutti i modi per parlare di violenza contro le donne, questo era il peggiore». Citata anche «Albanese: condanno l’aggressione a La Stampa ma sia un monito». Per la paladina pro-Pal il voto è 2 e il livore 8, perché, si legge nelle Note, «più che un monito, ha tutte le sembianze di una minaccia. Alla faccia della libertà di stampa».