I segnali già prima di Trump
Crosetto spiega la Strategia di sicurezza nazionale Usa a quelli che non l’hanno vista arrivare
Il ministro della Difesa inquadra in termini geopolitici il documento della Casa Bianca: «Siamo nel pieno centro di cambiamenti epocali. Occorre vederli, capirli ed orientare la nave». L'Italia ha iniziato da tempo a farlo
Un’analisi lucida, che guarda con realismo alla Strategia di Sicurezza Nazionale Usa e al tipo di rapporto che delinea con l’Europa. Ma anche una risposta a quanti oggi si risvegliano con sgomento da un torpore durato anni, durante i quali hanno preferito crogiolarsi nell’idea dell’immutabilità dello status quo piuttosto che attrezzarsi per un nuovo corso. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto su X su quel documento della Casa Bianca che tanto sta allarmando la sinistra e alcune cancellerie europee. Il suo è sostanzialmente un invito a non perdere la bussola e a mettere da parte «le resistenze ideologiche e burocratiche che rifiutano un approccio veloce e pragmatico alle evoluzioni della realtà».
Una traiettoria «evidente già prima dell’avvento di Trump»
«Da 3 anni, in privato, incontri, riunioni dei ministri, interviste – ricorda Crosetto – dico ciò che ieri è stato codificato nella Strategia di Sicurezza Nazionale Usa e cioè che il rapporto con l’Ue sarebbe mutato e che le garanzie di difesa regalate dopo il ’45 sarebbero finite velocemente. Era chiaro, evidente. Con una tempistica più accelerata di quella che temevo (pensavo concedessero 2/3 anni in più) è accaduto ciò che era previsto. La traiettoria della politica americana era evidente già prima dell’avvento di Trump, che ha soltanto accelerato un percorso irreversibile. Gli Usa hanno in corso una competizione sempre più difficile, complessa e dura con la Cina e ogni loro atto, decisione, comportamento, deve essere letto in questo scenario».
Crosetto ricorda il contesto geopolitico della Strategia di Sicurezza Usa
«Trump – continua il ministro – ha semplicemente esplicitato che l’Eu gli serve poco o nulla in questa competizione. Perché non ha risorse naturali particolarmente rilevanti o utili. Perché sta perdendo la competizione sull’innovazione e la tecnologia. Perché non ha potere militare. Perché, rispetto ai nuovi attori del Mondo, è piccola, lenta e “vecchia”. I motivi per cui lo abbia fatto anche con un po’ di asprezza non sono nemmeno loro una sorpresa perché i suoi giudizi (e quelli di molti esponenti repubblicani o maga) su alcune posizioni e scelte politiche dell’Unione sono note da anni. Ma il tema principale non è l’Eu. Come si nota dal poco spazio dedicato al vecchio continente, nella strategia resa nota ieri».
Per Trump il punto non è l’Europa, ma la Cina
«Ogni decisione, ogni atto futuro – chiarisce Crosetto – sarà affrontato con un solo obiettivo: il rafforzamento degli Usa nella competizione con la Cina. Un approccio pragmatico, senza sentimenti o legami, utilitaristico ed esclusivamente orientato alla supremazia economica e tecnologica nei prossimi anni perché significa supremazia in questo secolo. Nulla di nuovo, per chi lo avesse seguito negli anni, nulla di strano rispetto alla visione americana consolidata. È questo scenario (come dicevo ampiamente previsto) quello nel quale devono essere definite le scelte, le decisioni, le strategie delle nazioni più piccole (come noi). Perché anche noi abbiamo bisogno di risorse. Perché anche noi abbiamo bisogno di tecnologie. Perché anche noi abbiamo bisogno di far crescere la nostra economia e difendere il nostro spazio di ricchezza. Non per esercitare una supremazia su qualcuno ma per garantirci futuro».
La lungimirante «scelta politica» dell’Italia
«Nel frattempo però – avverte il ministro della Difesa – la pessima notizia è che dovremmo (per me dovremo) pensare a ciò che finora ci avevano fornito “gratuitamente”, i nostri alleati statunitensi: la sicurezza, la difesa e la deterrenza. Non parlo solo di quelle militari. Per scelta politica in questi anni abbiamo costruito e consolidato una grande quantità di rapporti bilaterali con nazioni che ci possono aiutare nel percorso futuro (in Africa, Golfo, Asia, Sud America, Australia) per garantire e rafforzare la sicurezza economica, energetica e di approvvigionamenti strategici». «Per scelta – sottolinea Crosetto – abbiamo contribuito a dare un piccolo impulso positivo ad un’Europa che aveva perso il contatto con le traiettorie del Mondo pensando di poterlo plasmare a sua immagine e somiglianza. Piccolo, perché le resistenze ideologiche e burocratiche che rifiutano un approccio veloce e pragmatico alle evoluzioni della realtà sono fortissime e sedimentate».
L’avviso di Crosetto ai “naviganti”: «Siamo nel pieno centro di cambiamenti epocali. Occorre vederli, capirli ed orientare la prua»
«L’Europa è anche però – ricorda Crosetto – un luogo naturale dove poter trovare partners per fare ciò che da soli siamo troppo piccoli per realizzare. Ad esempio è chiaro che la “soglia di ingresso” finanziaria per recuperare il tempo perso su tecnologie fondamentali richiede una quantità di investimenti pubblici e privati tali che anche per 27 nazioni sono pesanti. Ma vanno fatti, per sopravvivere. Stesso discorso per la Difesa: più siamo, più è forte, meno costa». «Siamo nel pieno centro di cambiamenti epocali. Occorre vederli, capirli ed orientare la nave, come in mare durante una tempesta. Perché, come accade in mare – conclude il ministro – nessuno, nemmeno i più grandi sono in grado di controllare i flussi dei tempi nei quali viviamo, ma ognuno è costretto ad affrontarli navigando al meglio».