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Guido Crosetto a tutto campo in un’intervista ad “Avvenire”

Tutte le sfide in agenda

Crosetto a tutto campo: si respira una brutta aria di violenza politica e odio ideologico: ma ecco come conquistare un futuro di pace

Onu, Nato, strategie difensive e alleanze per la pace nel mondo, passando per leva volontaria, battaglia per il clima e denatalità, le proposte del ministro e l'appello a operare in chiave bipartisan. E su guerriglie e scontri nelle piazze, alimentate dalla furia iconoclasta, un monito: "Non vorrei che all'improvviso ci trovassimo a fare i conti con delle "Brigate Rosse 4.0"

Politica - di Redazione - 7 Dicembre 2025 alle 11:38

Onu, Nato, strategie difensive e alleanze per la pace nel mondo, passando per leva volontaria, battaglia per il clima e sfida alla denatalità: in un’intervista a tutto campo ad Avvenire il ministro della Difesa, Guido Crosetto, affronta e sviscera i punti cruciali al vertice dell’agenda nazionale e internazionale. E come prima cosa chiarisce: «Serve una trasformazione profonda e veloce della Nato, che la faccia diventare una struttura capace di garantire un’alleanza per la pace del mondo. Un “braccio armato ma democratico”, di una Onu rinnovata, uscendo dal ruolo di organizzazione di difesa del solo Occidente “atlantico”.

Nato, Crosetto: «Si trasformi per garantire la pace»

E ancora. La Nato, così come è stata percepita per decenni – e cioè come un nemico per i Paesi del Sud, per i Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa ndr) – deve invece aprirsi e allargarsi. Deve pensare al mondo, non solo a una sua parte. E visto che l’Onu non ce la fa più, la Nato ha le caratteristiche, il know how e le capacità militari, ma anche diplomatiche, per diventare il vero difensore della pace. Però, attenzione: solo se la Nato saprà essere credibile, attendibile, sincera e saprà allargarsi, potrà rappresentare e difendere tutti».

«La leva volontaria c’è già, quella obbligatoria l’abbiamo messa in naftalina: nessuna intenzione di ripristinarla»

E parlando di strategie difensive, guerra e pace nel mondo, la domanda sulle leva volontaria sorge spontanea: nessun ripensamento? «No, nessuno – replica netto Crosetto –. Però serve fare chiarezza: le Forze Armate vengono, già oggi, reclutate su base volontaria. Chi vuole – spiega – ci entra. La leva obbligatoria l’abbiamo messa in naftalina e non abbiamo nessuna intenzione di ripristinarla. Io chiedo una “riserva” di persone che, ampliata e organizzata, è pronta, ove e se richiamata, a servire il Paese. Ma sempre e solo su base volontaria». Che tipo di riserva? «Una riserva in cui far confluire sia esperti di tecnologie, tecnici, militari “ausiliari”.

Come ripensare la Difesa del futuro a 360 gradi

Non solo. «Una riserva – prosegue il ministro – che abbia anche un ruolo sociale: l’anno di leva volontaria può essere un occasione di riscatto peri giovani di tanti territori difficili che non hanno offerto loro nessuna alternativa di riscatto o di crescita. E allora quei giovani potranno scegliere tra i tentacoli delle mafie e le sane regole di vita delle forze armate. E declinare parole come dignità, servizio, Stato. Potranno contare su uno stipendio guadagnato servendo e formandosi. Insomma, una seconda chance. Ma non voglio fermarmi alla leva volontaria. Voglio andare avanti con convinzione e serenità nel ripensare la Difesa del futuro a 360 gradi. Quella serenità che manca a un certo mondo sedicente “pacifista”, che poi usa troppo spesso parole violente e non pacifiche».

La sfida del clima, una battaglia in corso

E da un universo tematico all’altro: che clima vede e che cosa teme? domanda il quotidiano della Cei a Crosetto. E il ministro risponde con chiarezza: «Sono spaventato da una violenza che cresce, da un odio ideologico e politico che si cerca di alimentare. Vedo il cancro di un assurdo conflitto che si radica sempre di più e che va combattuto in maniera bipartisan. Come ci insegna la dottrina della Chiesa cattolica, noi tutti dobbiamo “abbassare i toni”. Qui lo voglio dire chiaro, e non certo perché mi spaventino le mie foto bruciate in piazza: qualcuno, e non mi riferisco a una parte politica specifica, sta contribuendo a creare un humus che assomiglia a quello degli anni Settanta, anni della violenza e del terrorismo. Foto bruciate nelle piazze, confronti negati nelle Università, assalti alle redazioni dei giornali. Si respira un’aria brutta – sottolinea Crosetto – pesante, irragionevole. Non vorrei che all’improvviso ci trovassimo a fare i conti con delle “Brigate Rosse 4.0″».

Si respira una brutta aria…

A chi pensa quando dice qualcuno? «Penso alla superficialità di troppi intellettuali da salotto, a giornalisti intrisi di ideologia, al massimalismo che si respira in certi ambienti politici (a sinistra come altrove). O in alcune redazioni che assomigliano a “madrase talebane”. Non ho tempo per guardare la tv, ma i livelli di disinformazione e mistificazione che ho ascoltato su alcune tv radical chic, penso che non sarebbero compresi in altri Paesi. Penso alle parole di fuoco della relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati. Tutto il Governo ha lavorato e aiutato la Palestina e i palestinesi. Come nessun Paese occidentale ha mai fatto. Navi ospedale, ponti aerei, aiuti umanitari concreti, veri. Io ho inviato una nave della nostra Marina militare per proteggere la Global Flotilla. Ma la violenza no. La falsificazione dei messaggi no. Serve dire basta, serve una condanna forte e bipartisan», prosegue e sottolinea con fermezza.

Crosetto e la sfida della natalità

Infine, la conversazione giornalistica si sofferma su un’altra sfida cogente in agenda: quella della natalità. Tasse zero non è, dunque, un obiettivo impossibile? «Dobbiamo fare cose mai fatte prima. Bisogna togliere tutte le scuse economiche che frenano una coppia ad avere un figlio. La nascita di un bambino non può essere la prima causa di povertà. E dobbiamo offrire a uomini e donne del mondo, che vogliono esserlo veramente, la possibilità diventare cittadini italiani. Penso al percorso per una cittadinanza attiva che dia forza all’Italia. Il mio obiettivo è dare forza a chi ha cura e rispetto per l’Italia. Dobbiamo proteggere la nostra cultura e identità. Cerchiamo persone, nuovi cittadini di nuove generazioni, capaci e interessati a voler bene all’Italia e non di venire in Italia per imporre il velo e la sharia, ma per portare conoscenza, gioventù, imprese. Mi piacerebbe aprire il Paese ai giovani cervelli del mondo, quelli che sono già nel futuro, si sentono senza patria e sono disposti a diventare italiani, investendo nel nostro Paese e nel nostro futuro», conclude.

 

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