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Giuseppe Conte ad Atreju

L'arcisfacciato

Conte gioca a palla avvelenata con Cerno: schiva, rimbalza, rilancia. Lo slalom del leader M5S ad Atreju

Politica - di Annamaria Gravino - 13 Dicembre 2025 alle 19:00

La pochette d’ordinanza, rispolverata da qualche tempo a questa parte, la indossava. Il gilet sotto l’abito pure. È un Giuseppe Conte in outfit particolarmente ricercato quello che si è presentato sul palco di Atreju, dove però in qualche modo si è ritrovato a giocare a palla avvelenata con il direttore del Giornale Tommaso Cerno, chiamato a intervistarlo. Il colloquio è stato per lo più uno “schiva, rimbalza, rilancia” da parte del leader M5S, al quale va ed è stato riconosciuto il merito di aver accettato l’invito, così goffamente declinato invece da Elly Schlein.

Conte sul palco di Atreju, FdI gli riconosce il coraggio di aver accettato l’invito

«Abbiamo smontato uno a uno i provvedimenti che adottò da premier e nessuno come noi ha saputo contrastarlo. Non a caso, noi non siamo mai stati suoi alleati. Ma c’è chi viene ad Atreju e c’è chi scappa, e noi gli rendiamo il merito di essere venuto. Rendiamo merito al coraggio di Conte, che evidentemente, come noi, è forte delle sue idee e chi è forte delle sue idee non teme il confronto», ha detto la deputata di FdI, Augusta Montaruli, presentando quello che ha definito «uno dei momenti più attesi» della kermesse.

La partita di palla avvelenata con Cerno

Conte ha fatto il suo ingresso sul palco con un’espressione un tantino rigida, trasformata in un sorriso al momento della stretta di mano – con foto di rito – con Cerno. Da lì in poi è iniziato un gioco dialettico di cui s’è capito l’andazzo fin dal primo scambio. «Presidente, la sinistra dice che la destra zittisce tutti, è fascista, che c’è un clima in questo Paese in cui non si può parlare. A te sembra un clima dove non si può parlare? È fascismo questo qua?», ha chiesto Cerno, indicando la platea e chiamando un applauso per Conte. «Grazie, però quando parlano i giovani, quando ci criticano li dobbiamo lasciar parlare», ha risposto il leader M5S, lamentando la risposta data dal ministro Anna Maria Bernini ai contestatori dell’Udu il giorno prima. Eccola la prima mossa di Conte: schivare. «I giovani bisogna saperli ascoltare. Giorgia Meloni diceva che li avrebbe ascoltati», ha poi aggiunto, mettendo in atto le mosse successive: prendere il pallone al rimbalzo e rilanciarlo. Intanto però la risposta alla domanda «è fascismo questo?» Conte l’ha bella che dribblata.

E, ancora, stesso gioco per la domanda sull’assenza di Schlein. «Presidente, c’è una sedia vuota qui non trova?», ha detto Cerno, cercando la provocazione sul forfait della segretaria dem. «C’è anche una sedia vuota importante: Giorgia Meloni, la padrona di casa, potevi esserci lei», ha risposto Conte, tentando di cancellare con un giochetto di illusionismo tutto ciò che quelle “sedie vuote” si portano dietro in termini di implicazioni per il centrosinistra.

Un corso accelerato di “contismo”

Poi l’intervista ha toccato i temi della legge elettorale, delle riforme, ancora del centrosinistra con la questione della leadership, dell’Ucraina, dei migranti, del referendum, della commissione sulla gestione del Covid, della voragine del superbonus, di cui Conte è riuscito a dire che «è stato Giorgetti ad averlo gestito», quindi «è disonorevole chiedere a me conto di come è stato gestito». E, insomma, più che il merito delle risposte di Conte, tra l’arcinoto e l’arcisfacciato, sono state le modalità a fare il panel, che è risultato come un corso accelerato di contismo: schiva quello che non ti faceva gioco, cerca una sponda per il rimbalzo, rilancia cercando di colpire a prescindere dalla pulizia del gesto.

In effetti, ci vuole un certo coraggio…

«Rifarebbe tutto quello che ha fatto oppure qualcosa è stato fatto male?», ha chiesto in conclusione Cerno, riservando l’ultima domanda al tema della gestione del Covid. «Io non ho mai pensato di aver fatto tutto bene, quello che posso dire è che ho fatto sempre in scienza e coscienza, tenendo assolutamente saldi i principi che mi sono stati insegnati da piccolo e cioè di fare sempre il massimo con la massima integrità morale». E, pure, qui, nessuna vera risposta. In fondo, aveva ragione Montaruli: ci vuole un certo coraggio.

La sorpresa di Osho per Giuseppi

Poi sul palco ha fatto “irruzione” Giovanni Donzelli per una sorpresa, tre colli, preparata da Osho: una foto di Conte e Salvini seduti su un muretto con viso sorridente e sognante che si dicono «qui è dove mi dicesti per la prima “porti chiusi”», «e tu mi dicesti che mai come allora ti eri sentito sicuro»; una di Conte e Schlein in una platea in cui lei gli si rivolge con un «ma te ‘n eri europeista?» e lui risponde «ma io de base sarei romanista… però simpatizzo pure Foggia»; una di Trump che dice «oh, zitti ‘n attimo che nun sento quello che sta a di’ Giuseppi». Applausi, sipario.

 

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di Annamaria Gravino - 13 Dicembre 2025