È scontro
Bruxelles colpisce X: maxi-sanzione da 120 milioni e scintille con Washington. Rubio: “Attacco al popolo americano”
L’Ue risponde: “Non si tratta di censura e lo abbiamo ripetuto più volte. Non ha nulla a che fare con la moderazione dei contenuti e non ci interessa dove dove si trovi la proprietà della piattaforma”
La frizione tra Europa e Stati Uniti si riaccende attorno al Digital Services Act. Dopo mesi di analisi, valutazioni politiche e un dossier che circolava da tempo nei palazzi dell’Ue, la Commissione europea ha calato il martello: 120 milioni di euro di multa a X, l’ex Twitter di Elon Musk, ritenuto in violazione delle norme sul funzionamento delle grandi piattaforme digitali. Un intervento annunciato, tanto che il vicepresidente americano JD Vance aveva anticipato già in mattinata l’arrivo del provvedimento. L’indagine, avviata nel 2023, approda così al suo primo esito concreto, sebbene non definitivo.
Le tre contestazioni al centro del provvedimento
Secondo Bruxelles, la piattaforma avrebbe infranto tre punti chiave del Dsa. Il primo riguarda la spunta blu, ottenibile tramite pagamento, che secondo la Commissione indurrebbe gli utenti a credere in una verifica dell’identità che in realtà non avverrebbe. Il secondo fronte della contestazione tocca la trasparenza dell’archivio pubblicitario, ritenuta insufficiente. Il terzo elemento è il mancato accesso ai dati pubblici per i ricercatori, giudicato un ostacolo alla supervisione sulle dinamiche informative.
La decisione, tuttavia, non chiude l’indagine. Restano aperti capitoli più complessi: diffusione di contenuti illegali, funzionamento degli algoritmi, possibili manipolazioni dell’informazione. Bruxelles puntando i piedi definisce l’azione «dissuasiva» più che «punitiva».
L’Europa rivendica la linea dura
La vicepresidente con delega al Digitale, Henna Virkkunen, ha ribadito la filosofia dell’intervento:«È molto importante far rispettare le nostre regole, e soprattutto quando esaminiamo le nostre regole digitali, sappiamo che sono le stesse per tutti coloro che operano e fanno affari in Europa».
Soddisfazione arriva da Copenaghen, con la ministra danese per gli Affari digitali, Caroline Stage, che annuncia un esame puntuale delle conseguenze della decisione.
La reazione degli Stati Uniti: “Un attacco al popolo americano”
A Washington la risposta è immediata. Il segretario di Stato Marco Rubio non usa giri di parole: «La multa da 120 milioni della Commissione europea non è solo un attacco a X, è un attacco a tutte le piattaforme tecnologiche americane e al popolo americano da parte di governi stranieri. I giorni della censura online degli americani sono finiti». Poco prima, JD Vance aveva criticato Bruxelles con toni duri:«L’Ue dovrebbe sostenere la libertà di espressione, non attaccare aziende americane per sciocchezze».
La Commissione non accetta alcuna narrazione di censura. La portavoce Paula Pinho dice: «Non si tratta di censura e lo abbiamo ripetuto più volte». Il portavoce per il Digitale, Thomas Regnier, aggiunge che la decisione «non ha nulla a che fare con la moderazione dei contenuti». Virkkunen conclude: «Non ci interessa dove si trovi la proprietà della piattaforma».