Blindare Schlein? No, grazie: i riformisti Pd vogliono tenersi le mani libere alle primarie di coalizione
Politica - di Annamaria - 3 Dicembre 2025 alle 17:10
Fallisce nel giro di tre giorni il tentativo del “correntone” Pd di blindare Elly Schlein. E, anzi, fa esplodere nuove polemiche con i riformisti, che nei giorni di Montepulciano si sono riuniti in un contro-summit a Prato. La minoranza non solo rigetta la proposta di blindatura uscita dall’assise montepulcianese, ma rilancia chiedendo una Direzione nazionale da celebrare prima dell’Assemblea convocata per il 14 dicembre, in concomitanza con la chiusura di Atreju da parte di Giorgia Meloni. Circostanza, quest’ultima, che suscita a sua volta critiche: perché l’Assemblea concepita come «controprogrammazione» alla premier rischia di uscirne «svilita». Insomma, quel «io sono la segretaria di tutti», scandito da Elly Schlein a Montepulciano, ha fatto all’interno del partito più o meno la stessa presa che il suo «essere testardamente unitaria» fa sul M5s.
Il “correntone” Pd prova a blindare Schlein e fa infuriare i riformisti
A irritare i riformisti è stata in particolare la proposta di modificare lo Statuto del partito per garantire alla segretaria di essere l’unica candidata del Pd alle eventuali primarie di coalizione per la premiership. L’idea, avanzata da Michela Di Biase, esponente di punta di Areadem, è quella di votare la modifica all’Assemblea nazionale. Secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Adnkronos, starebbe prendendo un certo piede. Ma non tra i riformisti, che la giudicano «una forzatura» e che ricordano che questa modifica “ad Ellym” non sarebbe neanche la prima, visto che alla vigilia del congresso che poi ha catapultato Schlein alla segreteria, l’allora segretario Enrico Letta, cambiò lo Statuto per consentirle di correre sebbene non avesse la tessera del partito.
Il no alle modifiche dello Statuto “ad Ellym”
«Nessuno rema contro la segretaria che è già la candidata premier del Pd, secondo il nostro Statuto», afferma un riformista, che giustifica il no alla modifica statutaria dicendo che «il fatto che si debba blindare la segretaria con una modifica dello Statuto o in subordine con un Odg, è una dimostrazione di debolezza». «Si teme che si candidi Silvia Salis o Manfredi che, peraltro, non sono del Pd? O che lo faccia Decaro? Stiamo parlando del niente…», aggiunge. A pensar male, però, si potrebbe dire che vogliono tenersi le mani libere, se non per puntare su un altro candidato almeno per avere un potere contrattuale che chiaramente non avrebbero in caso di candidatura “blindata”.
Il fuoco amico sull’Assemblea del 14 dicembre in concomitanza con Atreju
Quanto all’Assemblea convocata per il 14 dicembre, per i riformisti andrebbe preceduta dalla convocazione della Direzione, tanto più che durante il 2025 è stata convocata solo due volte: a febbraio e poi per approvare le candidature alle regionali. «La Direzione è il luogo del confronto politico per capire cosa abbiamo alle spalle e cosa abbiamo davanti. La legge elettorale, nodi di politica internazionale, il referendum sulla giustizia: abbiamo un’agenda pienissima», dicono ancora i riformisti, sottolineando che questo genere di confronto non si può svolgere in un consesso come quello dell’Assemblea nazionale che «facciamo poi nello stesso giorno di Atreju come controprogrammazione alla Meloni. Il mancato confronto, lo ripristiniamo in differita… Tutto comprensibile, ma – sottolinea – si rischia di svilire il ruolo dell’Assemblea».
di Annamaria