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Roberto Benigni e la sua straordinaria lezione con lo speciale su San Pietro su Raiuno

Grande evento Rai

Benigni teologo tra sacro e profano regala alla Rai grandi ascolti e una bella pagina di servizio pubblico

Da aedo del mainstream a cultore della cristianità orgoglioso della nostra identità culturale: la "trasfigurazione" del regista conquista i telespettatori con picchi da record

Cronaca - di Priscilla Del Ninno - 11 Dicembre 2025 alle 15:07

Semplicemente straordinario, qualunque altra definizione della performances di ieri di Roberto Benigni su Raiuno con lo speciale Pietro–Un uomo nel vento, sarebbe riduttiva e non renderebbe giustizia alla maestria affabulatoria dell’artista e all’impegno della Rai che, ieri sera più che mai, ha scritto per i telespettatori una pagina a caratteri indelebili su cosa si intende per “servizio pubblico”.

Benigni e San Pietro, omaggio alla cristianità e lezione di grande tv

Una missione affidata all’attore che per decenni ha rappresentato la voce più ironica e irriverente della critica politica e sociale, e che oggi utilizza il suo genio iperbolico e la sua incontenibile energia per esplorare la figura di San Pietro, il pescatore fragile e umano a cui Cristo ha affidato la sua Chiesa.

Ma va detto subito: non si è trattato di un mero esercizio storico, ma della disamina intensa di temi come l’umana fragilità e la Grazia, toccati con un racconto che si è concentrato anche sulle gaffe e sulle debolezze di Pietro, e sempre nel segno di una potente lezione sulla possibilità di riscatto e sulla Grazia insita in ogni caduta. Concetti profondamente radicati nella tradizione cristiana che hanno affabulato e conquistato il pubblico casalingo.

Roberto Benigni e lo speciale su Pietro: un trionfo d’ascolti e non solo

E non sono solo i dati Auditel a testimoniarlo, dati che per completezza dell’informazione e a conferma di quanto appena detto riportiamo – visto che, con il suo speciale Pietro-Un uomo nel vento, Raiuno ha dominato la prima serata di ieri (mercoledì 10 dicembre ndr), raccogliendo davanti al video 3.968.000 spettatori, pari a uno share del 24,4%, e segnando punte di ascolto di oltre 4 milioni e 900 mila spettatori e superiori al 27% di share –, sbaragliando qualunque tipo di concorrenza.

Ad Rossi, il successo di Roberto Benigni, una grande pagina di servizio pubblico. ecco perché

Ma anche perché, come opportunamente rilevato dall’amministratore delegato Rai, Giampaolo Rossi, commentando il grande successo del programma, «anche ieri la Rai ha saputo imporre con la sua funzione culturale un’importante pagina di servizio pubblico. Il racconto di Pietro fatto da Roberto Benigni è stato un grande viaggio spirituale, percorso laicamente, nella figura cardine della Chiesa. Un racconto ispirato e di grande spessore che, con una divulgazione sapiente e familiare, in prima serata su Raiuno, ci ha fatto incontrare l’uomo e il Santo, colui che ci ha insegnato l’umana fragilità e la Grazia dentro ogni riscatto».

Il successo dello speciale, allora, è una doppia vittoria: è l’affermazione appassionata dell’arte popolare di altissimo livello. E la dimostrazione che i grandi temi spirituali e culturali non sono appannaggio esclusivo di alcuna fazione, ma risorse preziose che la Rai, in quanto servizio pubblico, ha il compito di veicolare con la sapienza, il prestigio e lo spessore dimostrate con la messa in onda di ieri.

La trasfigurazione di Benigni da aedo di sinistra a cultore della cristianità

Un’affermazione, insomma, che non è solo la testimonianza della popolarità intramontabile di Benigni o della sua capacità affabulatoria, ma anche, il plauso all’osservanza della tv di Stato a quello che è il fulcro del suo mandato. Un risultato conseguito anche in virtù di quello che, è ormai innegabile, è un processo di maturazione e cambiamento –  per alcuni, una vera e propria graduale trasformazione – del percorso personale, culturale e professionale di Benigni.

Del quale non è azzardato notare come, un tempo icona della sinistra militante e dichiarante, da “aedo” che calcava i palchi con toni polemici e anti-establishment di centrodestra, sia tornato in Rai nell’autorevole e meritata veste di cultore appassionato della cristianità e dei suoi fondamenti. Un cambiamento avvenuto gradualmente, con cui il regista e comico che cantava l'”Inno del corpo sciolto” si è avvicinato allo studio e alla divulgazione mediatica dei sacri testi di sempre.

Storia e identità, tra battute e paragoni paradossali

Prima con la lettura in tv della Divina commedia dantesca. E ora con questa sua straordinaria rilettura di San Pietro. In mezzo, il suo ritorno sul palco di Sanremo con Carlo Conti con frecciatine appuntite al governo in un one man show che ha smentito i timori paventati dai soliti soloni di censure e bavagli, e la surreale ipotesi di palinsesti e protagonisti di viale Mazzini da TeleMeloni…

E da Pietro a Trump è un attimo: lo spazio di una boutade…

Torniamo a ieri, allora, dove ancora una volta Benigni, tra battute e paradossi – come quando, parlando di quando nella celebre ultima cena, Gesù si inginocchia e incomincia a lavare i piedi ai suoi discepoli, e il comico rilancia beffardamente: «È come se oggi vedessimo Macron o Merz lavare i piedi a coloro che sono in fila alla Caritas o Trump, in diretta dallo Studio Ovale, che lava i piedi ai suoi collaboratori» – ha celebrato l’amore come filo conduttore. Esplorando la storia sacra con un’ottica di orgoglio per la nostra appartenenza identitaria.

Perché portare in prima serata su Raiuno una figura centrale del cristianesimo europeo, significa valorizzare e riaffermare un pilastro fondamentale del nostro dna storico e culturale, oltre che sdoganare argomenti spesso ingiustamente relegati a dibattiti di parte, che invece si sono rivelati in grado di unire e coinvolgere un pubblico vastissimo, superando divisioni politiche e logiche televisive.

Infine, anche perché, come osserva oggi Aldo Grasso sul Corriere della sera, Benigni, nel suo stile immersivo e predicatorio, con Pietro è riuscito a essere «più cattolico di papa Leone». La sua capacità di mescolare il sacro con il profano, il linguaggio poetico con quello popolare, ha trasformato un monologo in un rito collettivo. Una celebrazione che va oltre la politica, e parla direttamente al cuore e alla coscienza di milioni di italiani.

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di Priscilla Del Ninno - 11 Dicembre 2025