Ex intoccabili
Askatasuna, il curriculum penale di 30 anni di violenze, guerriglia, scontri con gli agenti. Vandali in odore di eversione
Askastasuna, sgomberato dopo 30 anni di ‘onesta professione’ dedita alla violenza politica, al vandalismo in odore di eversione, vanta un curriculum penale di tutto rispetto. Il centro sociale di Torino, storicamente ‘coccolato’ dalle amministrazioni comunali (non ultimo il sindaco dem Stefano Lo Russoi), tra i più violenti e agguerriti della penisola, ha alle spalle trent’anni di reati sistematici. Dalla guerriglia No Tav, con occupazioni, blocchi stradali e scontri con gli agenti, all’ultimo eclatante blitz nella sede della Stampa. Sono quasi tutti di Askatasuna i quaranta fermati per l’assalto alla redazione del quotidiano. Al grido di “Palestina libera” si sono esibiti nel lancio di letame e scritte con minacce di morte ai giornalisti sui muri.
Il curriculum penale di Askatasuna: 30 anni di violenze e scontri
Identica la firma della due giorni del cantiere della Torino-Lione a Chiomonte culminata lo scorso 8 dicembre con il ferimento di un agente. Ma anche lanci di sassi contro le forze dell’ordine da parte di un gruppo di No Tav incappucciati. In città fanno il buono e il cattivo tempo. Campioni anche di antisemitismo e xenofobia. Non manca un filone di inchiesta per insulti razzisti e comportamenti violenti nei confronti dei migranti. Nelle intercettazioni della Digos risultano conversazioni illuminanti di militantu che parlando di “un bel negretto sano da prendere già fatto. E finito da allevare come un bianco che sia già in grado di pisciare da solo”. Ma anche “Noi non siamo la Caritas: se non c’è un minimo di impegno, che cazzo ce li teniamo a fare?”.
L’occupazione negli anni ’90, l’intoccabilità, i collegamenti con eversione e terrorismo
Fulcro della galassia antagonista di Torino, il centro sociale è nato da una storica occupazione degli anni ’90. Per anni gli investigatori hanno sottolineato l’attitudine di piazza “particolarmente accesa e incline allo scontro“. Una vera e propria palestra di violenze. Askatasuna nel tempo, grazie a una sorta di intoccabilità, è riuscita a mobilitare grandi numeri forte del contatto con i collettivi studenteschi e con le frange dell’estremismo italiano e d’Oltralpe. Non a caso è da anni tra le priorità investigative della Digos di Torino. L’ultima indagine, l’Operazione Sovrano, avviata nel 2019, nel marzo 2021 è sfociata in un’ipotesi di associazione sovversiva a carico di attivisti del centro sociale e del movimento No Tav. Derubricata ad associazione per delinquere, l’indagine non è però sfociata in nulla. Lo scorso 31 marzo i 28 militanti di Askatasuna imputati sono stati assolti dal reato associativo.
Le condanne l’assoluzione per associazione sovversiva
Per 18 sono scattate condanne a pene dai 5 mesi e 10 giorni ai 4 anni e 9 mesi di reclusione per specifici, per reati più (violenza privata, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, danneggiamento e violazione del foglio di via obbligatorio). Quattordici sono stati anche condannati al risarcimento del danno alla presidenza del Consiglio e ai ministeri dell’Interno e della Difesa, costituitisi parte civile. La richiesta complessiva da parte della Procura arrivava a 88 anni di reclusione.
Due gli immobili come base operativa e logistica
Due gli immobili che fungono da base operativa dei militanti del centro sociale torinese. Il primo, in corso Regina Margherita 27, già sede di un istituto scolastico di proprietà comunale, è stato occupato per la prima volta nel 1994. Spontaneamente liberato è stato poi occupato una seconda volta nel 1996 al termine di una manifestazione per la legalizzazione delle droghe leggere. Il secondo, in via Murazzi del Po arcate 25 e 27, è stato abusivamente occupato nel 1989 dal “Collettivo Spazi Metropolitani”. L’immobile è stato poi concesso dal Comune di Torino in comodato d’uso agli attivisti per tre anni. Al scadere del triennio, va da sé, a contratto scaduto i “i bravi ragazzi” di Askatasuna non si sono mossi da lì.
Sgomberi, sigilli e occupazioni. E la “gestione condivisa” del sindaco dem
Nel 2013 la Polizia Municipale di Torino ha proceduto all’esecuzione del sequestro preventivo dei locali, a seguito del quale il centro sociale ha organizzato una “tre giorni di mobilitazione” culminata con la rioccupazione. Con il governo Meloni, che ha fissato la sicurezza in cima alle priorità, il centro sociale ha conosciuto le prime serie perquisizioni e ispezioni da parte della della procura di Torino (2023). Le operazioni hanno portato al sequestro di vario materiale e alla dichiarazione di inagibilità dell’immobile di Via Murazzi a cui sono stati apposti i sigilli. Per l’altro immobile il sindaco di Torino ha deliberato in Giunta un progetto di gestione condivisa che prevede(va) la gestione dell’immobile da parte di un comitato di cittadini per finalità di interesse generale, previa sua “messa in sicurezza”.