L'ordinanza
Arresto di Hannoun, il Gip: “C’era concreto pericolo di fuga, stava per scappare in Turchia”
Il giudice sottolinea anche la possibilità di reiterare il reato. Il legale del palestinese si dice certo dell'estraneità del suo assistito
Hannoun Mohammad, presidente dell’Associazione palestinesi in Italia, tra gli arrestati oggi a Genova nell’ambito dell’indagine sui finanziamenti al terrorismo di Hamas, stava per andare in Turchia. E il concreto rischio del “pericolo di fuga” è uno dei motivi che hanno indotto il Giudice per le indagini preliminari a firmare l’ordinanza di custodia cautelare.
“Concreto anche il rischio di reiterare il reato”
Secondo la gip Silvia Carpanini, il pericolo di fuga emerge dal fatto che Hannoun aveva “da tempo manifestato il progetto di trasferirsi in Turchia e di aprire lì un ufficio dove spostare l’attività dell’associazione”. Negli ultimi giorni le intercettazioni hanno evidenziato come tale programma fosse in fase di attuazione sempre più stringente tanto che era emersa la data di oggi come quella della partenza, d’accordo con la famiglia che lo avrebbe poi raggiunto il prima possibile. Quanto infine al pericolo di reiterazione, per la gip “è senz’altro concreto e attuale sia avendo riguardo alla natura del reato commesso di matrice fortemente ideologica, sia considerando il comportamento degli indagati che, nonostante l’inclusione nelle liste del terrorismo” hanno “continuato nella loro attività, aggirando i divieti con triangolazioni finanziarie, usando sempre maggiori cautele, ripulendo i pc dal materiale compromettente e adottando espedienti quali l’apertura di nuove associazioni da intestare a nomi non legati al Movimento per cercare di eludere i blocchi.
Il legale: “Azione politica per metterlo a tacere”
“Si cerca un pretesto per metterlo a tacere. Ne parlavamo da tempo con Hannoun e ci chiedevamo quando sarebbe successo: da sei mesi si assiste a una campagna martellante, tutti i giorni, in Parlamento e su alcuni giornali. Era evidente che si volesse far calare il sipario su di lui”, dice il suo legale, Dario Rossi.
“Ho però piena fiducia nella magistratura – precisa Rossi – perché alla prova dei fatti non emergerà nulla”. “Lui dal 2003 al 2010 è stato sottoposto a indagini per lo stesso reato. Tutto archiviato dopo anni di indagini e intercettazioni, con la conclusione che la sua attività era identica a tutte le altre organizzazioni umanitarie”.
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