Nazionalpopolari/elitari
Ad Atreju spazi aperti e popolo. A sinistra soffrono di agorafobia e si rintanano negli alberghi della Ztl
Atreju, il protagonista bambino della Storia Infinita di Ende, non combatte solo il Nulla (per salvare il regno di Fantasia) ma anche gli spazi chiusi, la semioscurità, i confini angusti. L’eroe bambino vuole la luce, l’aria. E lo ha dimostrato plasticamente il villaggio della festa di Fratelli d’Italia che si è appena conclusa nei giardini di Castel Sant’Angelo a Roma. Esteticamente il colpo d’occhio è forte. L’allestimento della kermesse en plein air è tutto giocato all’esterno. Ai piedi di “sua maestà!” il castello, che svetta sul lungotevere, un dedalo di viali e vialetti con sciami di visitatori. Ovunque stand espositivi aperti, aperti anche gli spazi ristoro, tavoli e panche di legno dove sedersi per sorseggiare un vin brulè, commentare l’ultimo caso sui social, o riabbracciare amici che non si incontravano da anni. Aperti anche gli spazi politici (la sala Giustizia Giusta e Livatino) ospitati dentro due mega grandi tensostrutture trasparenti. Fuori e dentro: un continuum.
Ad Atreju vincono gli spazi aperti e la trasparenza del villaggio per tutti
Non c’è separazione, non ci sono inviti da mostrare, accessi riservati. Chiunque può entrare, ascoltare, eccepire e contestare. Una scelta che richiama l’antropologia della destra e non da oggi. Trasparenza e apertura. L’edizione 2025 della festa nazionale inventata nel 1998 dagli under trenta dell’allora Alleanza nazionale è stata l’apoteosi della modalità nazionalpopolare. Tante le famiglie con figli e passeggini al seguito che hanno potuto apprezzare il villaggio natalizio nel cuore di Roma (orfana del tradizionale mercato natalizio di piazza Navona), perfino ignari della paternità politica dell’evento. Quella della contaminazione e degli spazi aperti è una costante. Basta pensare alle iniziative on the beach che hanno caratterizzato decine di campagne politiche estive. O all’ultima festa di FdI a Pescara ospitata al Parco “Villa De Riseis”, una delle aree verdi più grandi della città abruzzese.
A sinistra hanno l’agorafobia, si rintanano nei centri congresso e negli hotel
A sinistra? L’opposto. Hanno l’agorafobia e sono ammalati di autoreferenzialità. Dalle parti dell’opposizione, Pd in testa, l’aggettivo nazionalpopolare è un ricordo lontano, sbiaditissimo, quasi una parolaccia. Il popolo? Un orpello, perfino un po’ fastidioso. E decisamente ignorante visto che vota dalla parte sbagliata. Le periferie? Praterie troppo sterminate, fanno paura. Meglio lasciarle a quei rompiballe dei sovranisti e restare al calduccio nei confini della Ztl. La distanza siderale tra la destra (che al governo non ha perso la sua verve popolare, non populista) e la sinistra di Elly Schlein si è vista plasticamente nei giorni scorsi. Mentre nel fine settimane il villaggio di Atreju si riempiva di migliaia di romani, la segretaria dem (fuggita dal confronto) si chiudeva in uno splendido isolamento con i suoi follower della direzione nazionale del partito.
Al villaggio di FdI migliaia di romani, il Pd all’Auditorium Antonianum da solo
Location? L’Auditorium Antonianum, centro congressi a viale Manzoni. Due palchi a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro. Il Pd si rintana al chiuso di un hotel, spazi angusti, di pubblico nemmeno l’ombra. È una riunione di partito si dirà, certo. Ma non va meglio con i seminari ‘allargati’- Elitari anche quelli. Dalla Ztl si passa al buen retiro in Toscana e agli spettacolari monasteri umbri. Ma dove sono le occasioni di apertura alla società, i dibattiti a 360 gradi, le grande piazze dove militanti e simpatizzanti si mescolano alla gente ‘normale’? Dal centro congressi con luce artificiale la segretaria ha lanciato la sua sfida urlata ma impotente alla premier. E neppure in famiglia può godersi un po’ di pace, visto che deve chiedere di andare oltre le frizioni interne… Un tempo avevano le feste dell’Unità. Non sanno reinventarsi e neppure conservare le conquiste passate. Continuate cosi, fatevi del male direbbe Moretti.